Quando si parla di democrazia e di partiti politici nella nostra Isola mi torna in mente un fatto accaduto ai tempi della Dc. Si tenne in pieno mese di agosto un incontro, uno dei tanti della “balena bianca”, in un locale di un istituto religioso.
La gente, all’interno del salone trasformato dal caldo estivo in un vero e proprio forno, aspettava l’onorevole che doveva aprire i lavori.
Manco a dirlo, l’importante personaggio tardava ad arrivare, mentre scorreva a fiume il sudore degli “amici”.
Finalmente, giunse l’attesa notizia dell’arrivo dell’onorevole, che di li a poco fu superata dall’altra, questa volta negativa, del “rapimento” della personalità da parte dei religiosi, che non hanno voluto perdere l’occasione di offrire all’ospite una rinfrescante granita al limone all’ombra di un albero nel loro giardino.
L’attesa, intanto, nell’infuocato salone divenne davvero stressante e insopportabile, ché una cosa era il ritardo giustificato dalle alte incombenze del vertice politico e un’altra cosa era saperlo comodo in giardino, quando loro stavano buttando l’anima.
Ad un certo punto il più coraggioso tra i presenti decise di andare a riferire all’onorevole che stava perdendo una parte del suo elettorato a causa di probabili decessi per disidratazione.
L’onorevole non si scompose più di tanto e all’invito di fare presto replico con un “iniziate i lavori, confrontatevi, alla fine verrò e deciderò io”.
Così si è consumata, nella stragrande maggioranza di casi, la democrazia nella nostra Sicilia.
I partiti politici sono stati e sono, con le dovute eccezioni, in mano all’esponente di spicco, che decide su tutto, pure nel dare parvenza di partecipazione della base.
Minata alla base, la politica, nel suo senso nobile, non ha prodotto il benessere sociale, limitandosi al clientelismo e al protezionismo a discapito del popolo. A tal proposito la stessa parola “popolo” è andata in disuso.
Ora torniamo alla domanda: i grillini sono un movimento o un partito?
Il partito politico è depositario della democrazia. E’ il luogo del confronto e delle scelte condivise.
La Costituzione recita che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale“.
Il popolo siciliano ha sempre concorso a determinare la politica nazionale?
Ci facciamo la domanda, ma non scenderemo nei particolari della risposta, ché occorrerebbero intere giornate per raccontarne i fatti.
Diciamo che troppe sono state le infiltrazioni mafiose in politica.
Il malaffare, la corruzione, il clientelismo hanno tracciato una voragine tra la gente e la casta politica.
L’antipolitica è cresciuta al punto tale da trasformarsi in una sorta di antistato.
C’era e c’è fame di partiti intesi nel loro nobile concetto.
C’era e c’è un forte desiderio di cambiamento, puntualmente tradito ad ogni appuntamento elettorale con l’elezione delle stesse persone.
L’eccezionale risultato di Cinque Stelle nelle recenti votazioni regionali la dice lunga sul desiderio di cambiamento e di partiti che non siano la diretta espressione di questo e di quel potente.
Per questo desiderio di partiti, al di là della appartenenza e della condivisione, piace pensare che in Sicilia c’è un vero e proprio partito politico figlio della base, dei giovani e della partecipazione.
3 commenti
Il problema dei partiti siciliani è che sono stati scalati dalla mafia, cosa che per ora non riesce col movimento 5 stelle che prende i voti delle persone oneste e schiffariate dalla vecchia politica!
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aderisco al vostro movimento cinque Stelle per contribuire ad eliminare
la corruzione che perversa nel tessuto politico sociale ed economico del nostro paese.