L’otto ottobre scorso ottenne un permesso speciale per riabbracciare il padre gravemente malato. Una visita lampo, a Raffadali, per Totò Cuffaro. Poi ritornò subito a Roma, a Rebibbia dove è rinchiuso per scontare una condanna a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra. Da allora non lo ha più visto, incontrato. E ai funerali, celebrati oggi pomeriggio, non ha potuto dargli neanche l’ultimo saluto.
In prima fila l’ex governatore della Sicilia non c’era: il giudice del Tribunale di Sorveglianza non ha firmato l’autorizzazione necessaria per il suo trasferimento dalla Capitale e Raffadali. Ma il provvedimento è slittato solo di 24 ore. Già domani Totò Cuffaro è atteso in paese, per potere vedere il padre prima che la bara venga tumulata. Assente allora alle esequie, solo fisicamente però. Perché la sua presenza si cattura negli occhi e nella mente della numerosa folla presente in Chiesa. E si manifesta poi attraverso una lettera che l’ex senatore, prevedendo forse gli avvenimenti, aveva inviato il 3 dicembre scorso al fratello Silvio, ex sindaco di Raffadali. “Mi auguro che tu la legga il più tardi possibile”. Ma il 31 dicembre Raffaele Cuffaro, apprezzato insegnante, è morto all’età di 85anni dopo una lunga malattia. Nella missiva toni e contenuti forti e profondi. Grande commozione tra i banchi, parole di grande impatto emotivo.
Presenti in Chiesa tanta gente comune, ma anche politici locali, di fuori provincia, parlamentari e amici fraterni di Totò come Calogero Mannino, deputato uscente, Rudy Maira, attuale segretario regionale del Pid, e Nino Dina, ora Udc.
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Joseph Zambito liked this on Facebook.