Sagra del mandorlo in fiore: si farà. Il semaforo verde è scattato a poco meno di un mese dall’inizio. L’incertezza, come vuole ormai la tradizione da qualche anno a questa parte, era legata alla mancanza di adeguate risorse finanziarie. La Regione si è disimpegnata. Alla fine, l’amministrazione comunale di Agrigento, con in testa il sindaco Zambuto, ha deciso, seppur in tono minore, di realizzare la kermesse attingendo i fondi, circa 130 mila euro, derivanti dalla percentuale dei proventi provenienti dalla vendita dei biglietti per l’ingresso nella Valle dei Templi, Fondi modesti che impongono una manifestazione asciutta, priva di iniziative collaterali, con la partecipazione di un numero minore di gruppi internazionali e di bande musicali. E sulla questione interviene il consigliere comunale Alessandro Patti.
“E il caso di ricordare che l’art. 7 della Legge Regionale n. 10/1999 prevede che tali somme vengano prioritariamente – spiega – destinate ad interventi di miglioramento dei servizi connessi ai siti archeologici. Destinazione dalla quale, manco a dirlo, verranno distratte. Ed ancora, da tempo immemore si registrano le lamentele e rivendicazioni degli operatori alberghieri e dei vari soggetti coinvolti nell’organizzazione, in ordine al mancato pagamento delle loro spettanze relative all’edizione del 2012. Insomma, anche quest’anno andremmo incontro ad un’altra “Sagra delle cambiali”, fondata prevalentemente sui “pagherò”.
Sin dal lontano mese di agosto scorso, in tempo forse non sospetti, mi feci promotore della tesi dell’anno sabbatico per la Sagra; o meglio, quanto meno per il Festival Internazionale del Folklore. Sostenevo allora, ed a maggior ragione ribadisco oggi, che non viviamo tempi che consentano di tollerare eventuali sperperi di danaro pubblico in direzione dell’ennesima kermesse raffazzonata e raccogliticcia, messa su in fretta e furia nell’arco di venti giorni. La gatta frettolosa, è risaputo, fa i gattini ciechi!
Abbiamo perso un’occasione per fermarci a riflettere, a rimeditare, rimodulare la Sagra e quel suo clichè stantio ed anacronistico, che si ripropina imperterrito da oltre 60 anni.Rimango dell’idea che quest’anno, approfittando dell’incertezza economico-finanziaria, avremmo potuto e dovuto metter su una Sagra adeguata ai nostri tempi, cioè parca e sobria, avendo magari il coraggio di rinunziare al Festival Internazionale del Folklore (che poi è notoriamente la voce più dispendiosa) e facendo in modo di salvaguardare la tradizionale presenza di turisti in occasione del week-end conclusivo della manifestazione.Ad ogni buon conto, preso atto della diversa volontà dell’Amministrazione, – coonclude Alessandro Patti – rimarremo vigili ed attenti affinchè si evitino sprechi e favoritismi e ci si sforzi invece di cominciare a tracciare il solco della discontinuità”.