“L’attività principale della politica, di tutta la politica, negli ultimi 15 -16 ani non è stata di contrastare la corruzione, ma di contrastare le indagini e i processi sulla corruzione. E i risultati si vedono: la corruzione è aumentata, le condanne sono diminuite”. E’ la chiave di lettura di un autorevole magistrato italiano, attualmente consigliere della Corte di Cassazione, noto all’opinione pubblica soprattutto per avere fatto parte del pool “Mani Pulite” di Milano nella stagione di tangentopoli. Il suo nome è Pier Camillo Davigo, oggi ad Agrigento in occasione della presentazione del nuovo libro di Gian Antonio Stella “I Misteri in via dell’Amorino” su iniziativa della locale sezione dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Parole forti, pesanti quelle di Davigo destinate certamente a fare rumore, ad assumere un’ eco particolare in piena campagna elettorale, della quale sono protagonisti anche alcuni magistrati. Oltre al suo collega di allora, Antonio Di Pietro, già veterano, leader di Italia dei Valori, altre illustre toghe hanno deciso di tuffarsi nell’agone politico. Come, ad esempio, Antonio Ingroia, candidato premier, e Piero Grasso, candidato al Parlamento nelle file del Pd.
“Ovviamente sono giudizi personali – spiega Pier Camillo Davigo – ma io non credo che i magistrati debbano fare i candidati. Chi si abitua a lavorare con criterio di competenza, i magistrati sono scelti con criterio di competenza, e quindi secondo scienza e coscienza, di solito non è in grado di operare con criterio di rappresentanza. Quindi in genere è un cattivo politico”.
E il confine fra i due settori, da tempo al centro del dibattito, è stato un tema affrontato anche da Gian Antonio Stella, colui che, assieme a Sergio Rizzo, ha coniato la parola casta. “I magistrati sono cittadini come gli altri – evidenzia – quindi hanno il diritto a far politica. Semmai servirebbe una fase di decantazione perché un magistrato che ha avuto in mano inchieste molto delicate, come Ingroia, passi repentinamente da un mestiere all’altro, avendo il bagaglio delle carte che ha magari nei cassetti, è inaccettabile”.
Sollecitato infine sull’esito del voto di febbraio, l’inviato del Corriere della Sera, consegna la sua analisi: “Se i sondaggi hanno ragione, si profilerà una situazione in cui ci sarà un governo a guida centro e centro sinistra, ma con una destra berlusconiana sì sconfitta ma abbastanza forte. A questo punto sarà facile immaginare una guerriglia costante, un Vietnam quotidiano in Parlamento. Il rischio è allora di un’altra legislatura molto complicata, difficile. E sinceramente credo che gli italiani non sentissero questa mancanza”.