Mi ha chiamato il consigliere Gero Castronovo preannunciandomi l’invio della sua nota stampa sul Consiglio straordinario, mi ha chiesto, tra l’altro, la pubblicazione integrale del testo, cosa questa che non rientra nelle abitudini del nostro giornale. Non ci piace il copia incolla, ché non ha senso e ci trasformerebbe in una sorta di bacheca a disposizione dei politici, che già hanno a loro disposizione le cosiddette "comunicazioni istituzionali” pagate dai contribuenti favaresi.
In questa occasione faremo una eccezione per il “singolare” contenuto delle dichiarazioni di Gero Castronovo.
“La richiesta – dice il consigliere del Pd – di convocare un consiglio comunale straordinario e aperto agli interventi dei cittadini da parte di alcuni partiti e consiglieri singoli in ordine alle problematiche dell’approvvigionamento idrico non trova contrario il Pd, né tanto mento le altre forze politiche che verrebbero tacciate di essere insensibili agli interessi della “res pubblica”.
Si è contrari ad affrontare l’argomento solo a scopi demagogici e populistici senza che sia preceduto da un dibattito tra le forze politiche presenti in consiglio che porti a delle soluzioni condivise.
Non si vuole far pagare il canone acqua alle famiglie povere? Anche il sottoscritto è d’accordo, ma in primis bisogna stabilire su quali cittadini far ricadere i mancati introiti da parte di “Girgenti Acque”. Ma c’è un’altra questione: come accertare lo stato di bisogno di chi dichiara di essere indigente? E chi deve essere il soggetto accertatore: il Comune, il gestore dell’approvvigionamento idrico, un’entità terza?
Andare incontro ad un consiglio comunale aperto senza aver chiare le idee sulla problematica o, peggio, senza nulla proporre, significa prestare il fianco alla confusione andando al massacro di “Girgenti Acque”, che per certi versi lo merita, e del Comune che, per la verità, ormai ha pochissime competenze sulla gestione dell’acqua potabile”.
Fin qui, il ragionamento di Castronovo è accettabile, ché è, certamente, opportuno che il Consiglio si chiarisca le idee, prima di affrontare una seduta aperta alla città.
Da questo punto in poi, l’argomentare del consigliere si fa confuso. Specie, se si fa riferimento che a parlare è uno di sinistra.
“È’ facile prevedere – continua Castronovo – che nel corso di un dibattito aperto ognuno, cittadino o politico, dirà la sua. Già circola la voce che si vorrebbe tornare alla gestione pubblica dell’acqua. Ma come ha detto il sindaco, il Comune di Favara non avendo sorgenti e potabilizzatori e non essendo proprietario della condotta che da Santo Stefano di Quisquina che trasporta l’acqua fin nelle case dei favaresi non può che mantenere lo status quo fino a quando le istituzioni superiori, la Regione Siciliana in primo luogo, non decideranno, con leggi e non a parole, come vorrebbero alcuni consiglieri favaresi, che tipo di soluzione dare al problema”.
Consigliere Castronovo, gli italiani sono stati chiamati a decidere sul ritorno alla gestione pubblica dell’acqua con un referendum. Il suo partito politico è uno dei sostenitori dell’acqua pubblica. Il suo compagno di partito, onorevole Panepinto, è il più agguerrito difensore del ritorno alla gestione pubblica e da sindaco di Bivona non ha mai consegnato le condotte della sua città a Girgenti acque.
E ancora, Favara è proprietaria, diversamente da quanto sostenuto da Castronovo, del potabilizzatore di Santo Stefano e delle condotte, considerato che il Comune è socio del Voltano spa. Non credo o, almeno, non ho mai ascoltato dichiarazioni di Sasà Manganella che negano la proprietà delle condotte.
Il consigliere Castronovo dovrebbe stare con la spada in mano e il coltello tra i denti a difendere il bene pubblico e la partecipazione diretta del popolo in Consiglio comunale, per la sua posizione politica di compagno inteso come uno del popolo.
“In conclusione, la contrarietà ad un consiglio comunale aperto – conclude Castronovo – da parte di alcune forze politiche non è dettata da un capriccio ma dall’esigenza di avere idee chiare e proposte alternative al sistema di distribuzione idrico attuale.
A chi insiste su questa linea, l’invito del sottoscritto è che rispondano agli interrogativi posti nel presente comunicato”.
Consigliere, in attesa delle risposte dei suoi colleghi, inizi a riflettere sulle nostre.
5 commenti
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Il nostro caro Castronovo "arpagone" essendosi seduto in una poltrona del consiglio comunale ha timore che qualcuno gliela possa semplicemente sfiorare, questo personaggio mi ha sempre dato l'impressione dell'avaro di Moliere, anche se devo essere sincero mi sembra quel personaggio del film Nuovo Cinema Paradiso che andava farneticando "la piazza è mia, la piazza è mia", ma rassomiglia anche ad un personaggio interpetrato da Sordi, l'avaro, se qualcuno ricorda arraffava e diceva " è mio solo mio, solo mio, è mio". Dare semplicemente retta, o solo ascoltare le parole di questo tristo figuro significa che nella vita uno non ha nulla da fare. Avido, interessato, oculato, parsimonioso.
Io mi vergognerei. Sono indignato e non sento d’aggiungere altro.
Se ci sarà un Consiglio straordinario e aperto alla città, e se mi sarà concesso, interverrò in difesa dei nostri concittadini. Le dichiarazioni del consigliere Castronovo verranno certamente prese in considerazione sul (si spera) prossimo dibattito aperto alla città.
A presto
Leggendo la nota del Signor Centineo, che ritengo persona seria e riflessiva, mi viene in mente uno pseudo studioso post unitario, che non gode minimamente di nessuna stima, ma nel caso le sue strambe teorie credo che ben si adattino al casp. Parlo di Cesare Lombroso, un antropologo o che amava definirsi tale del XIX secolo. In particolare nell’opera L’uomo delinquente, Lombroso sostiene l’ardita tesi secondo cui i comportamenti criminali o deviati o contrari alla società sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica, i quali spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. Egli arriva a sostenere che il “delinquente nato” ha generalmente la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi, acquosi ed errabondi, le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto, il viso pallido o giallo, la barba rada. Spesso è caratterizzato da miopia incipiente, il viso seborroico, la mani umidicce di sudore, il sudire acido e di odore sgradevolissimo. Influenzato dalle teorie di Darwin, Lombroso sostiene poi che il “delinquente nato” presenta delle caratteristiche ataviche, ossia simili a quelle degli animali inferiori e dell’uomo primitivo; tali caratteristiche renderebbero difficile o addirittura impossibile il suo adattamento alla società moderna e lo spingerebbero sempre di nuovo a compiere reati. Nella sua analisi, egli attribuisce particolare importanza al cranio. Infatti se osserviamo il cranio del “nostro” si rileva che nell’occipite, anziché una piccola cresta, c’è una fossa, alla quale dà il nome di “occipitale mediana”. La cresta occipitale interna del cranio, prima di raggiungere il grande foro occipitale, si divide talvolta in due rami laterali che circoscrivono una “fossetta cerebellare media o vormiense”, che dà ricetto al verme del cervelletto. Questa caratteristica anatomica del cranio è oggi chiamata fossetta di Lombroso: egli riteneva si trattasse di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei frustrati, che classificava in quattro categorie: gli alienati nati (caratterizzati da peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche), i frustrati alienati, gli alienati occasionali e quelli professionali. Lombroso indicò anche le conseguenze giuridiche della propria dottrina: poiché il crimine contro la società non è il frutto di una libera scelta (il che striderebbe con l’adesione ai canoni del Positivismo), ma è piuttosto la manifestazione di una patologia organica, cioè di una malattia, allora la pena deve essere intesa non come una punizione (ché non ha senso punire chi non ha agito liberamente), ma semplicemente come strumento di tutela della società. Quindi il “nostro” non potrebbe sedere nel consiglio comunale.