di Domenico Bruccoleri
La polemica sul posizionamento politico del Sindaco di Favara nell’ area del Presidente della Regione Crocetta è usata come un’ arma di distrazione di massa. Un esercizio di invettive improduttivo di gruppi politici e opinionisti.
Il tema è se l’ amministrazione sarà capace di risollevare la Città. Non ci stiamo occupando di un candidato, ma di un Sindaco in carica da due anni. Qualora, come sembra ritenersi, la risposta alla domanda se il Sindaco debba restare o andarsene, fosse irrimediabilmente negativa, i gruppi di nuovi oppositori avrebbero l’ obbligo di sfiduciarlo. Per coerenza. Per il resto, il Sindaco ha giocato sull’ equivoco in campagna elettorale, quello di poter governare con forze politiche di centro destra, senza condividerne la cultura di governo nè la dottrina politica. Ma questo vale anche per i suoi compagni di viaggio consapevoli di concorrere per una maggioranza di “responsabilità” non di centro destra.
Questi sono i fatti. Rinunciando a presentare un candidato il maggior partito di quella originale coalizione, ha accettato di svolgere con il suo sostegno a Mancanella, un ruolo ancellare, perchè il sistema elettorale non prevede piu’ il trascinamento del voto dal candidato consigliere al candidato Sindaco. Ha chiesto il consenso su una proposta che l’elettore doveva esplicitamente scegliere.
Il controllo sul mantenimento degli impegni assunti prima e dopo il voto sono regolati dalla legge e dalla politica. Il consiglio controlla, approva o boccia.
L’ equivoco era un rischio calcolato, ma non espresso, tanto celato da irritare il neo eletto sindaco, durante il finale dello scrutinio, alla definizione di ancellare, fatta dal vostro cronista al sostegno dei partiti ai competitori del ballottaggio. Non si doveva dire.
Un equivoco che non sottrarrà il sindaco dall’ accusa di aver copiato il berlusconismo nella superficialità della gestione delle emergenze e dall’ altra di leninismo con la pratica di comprare dall’ avversario la corda con cui impiccarlo. Insomma un LeninSconimo da cui nessuno dei protagonisti puo’ chiamarsi fuori.
Al punto in cui siamo, si impone il ritorno alla politica al confronto tra proposte a meno che non si torni a votare, solo in quel momento valuteremo se l’ uomo politico è un trasformista in carriera oppure se non riesce a trovare l’agibilità confacente alla sua legittima aspirazione a fare politica.
Oggi dichiara di sostenere la “rivoluzione di “Crocetta” il cui effetto piu’ visibile è il trasformismo parlamentare all’ A. R. S. ma da cui il popolo siciliano attende benefeci. Dovrà dimostrare di saper amministrare e se finirà il suo mandato, l’accusa sarà cestinata. La palla ora passa ai consiglieri comunali lo faranno continuare o seguiranno gli audaci che vogliono la sfiducia, vedremo chi fà solo chiacchiere.
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LeninSconismo tra politica e trasformismo. Il caso Manganella
By vedisotto3 Minuti di lettura