Dott.ssa Antonella Nobile
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E’ un caso eclatante quello che ultimamente ha attirato l’attenzione dei Giudici, poichè ha ad oggetto in fatto, compiuto circa un ventennio addietro, che ha visto come protagonisti dei ladri effettuare un “colpo” a regola d’arte in una banca, in perfetto stile Arsenio Lupin, a tal punto che, non solo allora si erano appropriati del contenuto della cassaforte e delle cassette di sicurezza ivi custodite per i propri clienti, ma si erano dimostrati talmente ingegnosi e furbi da eludere qualsiasi sistema di allarme.
Si dirà che non è una novità che in casi del genere essi la facciano franca con il loro bottino, ma ciò che cattura l’attenzione riguarda, invece, la possibile assenza di responsabilità, o quasi, riconosciuta da parte della banca colpita dal furto.
Ebbene, una famiglia romana, avanzata la propria legittima richiesta di risarcimento danni per il contenuto della cassetta di sicurezza depositata di una nota banca e poi derubata, non ha visto accogliere la propria domanda da parte del Giudice adito.
Nel caso concreto, la coppia ha citato in giudizio l’istituto bancario presso cui era custodita la cassetta oggetto del furto per sentirla condannare al risarcimento dell’equivalente del valore complessivo dei beni ivi contenuti, ben trentasei milioni delle vecchie lire.
Tuttavia, dopo una serie di vicissitudini giudiziarie tra primo e secondo grado di giudizio, incredibilmente gli attori hanno visto respingere le proprie ragioni dalla Corte di Cassazione.
Invero, in primo grado, il Tribunale civile di Roma aveva accolto la domanda, ma la Corte d'appello, riconoscendo, nel 2005, non una "colpa grave" ma una "colpa lieve" della banca, aveva disposto un risarcimento di un milione di lire come "limite del massimale contrattuale" previsto in questi casi.
Secondo i giudici, infatti, il furto non era stato causato da particolari negligenze della banca, ma da "elevate capacità delinquenziali" dei ladri che probabilmente avevano usato "sistemi elettronici altamente sofisticati" e una tecnica "inedita", poi individuata negli anni, dagli inquirenti, in altri due casi di furti.
Hanno scritto i giudici: "Il furto è stato possibile grazie all'uso di tecniche sofisticate, all'epoca ignote a chi aveva il compito della prevenzione".
Orbene, a distanza di quasi un ventennio dall’inizio del processo civile, tanto che nelle more gli attori sono deceduti ed è stato continuato dagli eredi, i Giudici ermellini hanno recepito l’orientamento della Corte d'Appello, la quale, ritenendo che l'istituto avesse dimostrato di aver usato tutti i sistemi antifurto conosciuti all'epoca, ha respinto il ricorso della parte attrice condannandola, tra l'altro, al pagamento delle spese processuali: ben 1.700 euro.
Sembra incredibile, ma è la realtà, quasi a dire che se i ladri sono intelligenti e all’avanguardia, la banca ha fatto il possibile e non ha alcuna colpa!
Il giudizio si è svolto in maniera tale che la difesa della banca è riuscita a dimostrare di avere adempiuto diligentemente a tutte le misure di sicurezza approntabili nei confronti delle cassette di sicurezza, poi derubate, a tal punto che per il luogo in cui erano collocate e per i sistemi adottati avrebbero dovuto essere salve da qualsiasi tentativo di furto, dunque, non si considerava responsabile se i ladri avevano adottato misure più sofisticate ed ingegnose per eluderle.
Nella realtà dei fatti, era accaduto che con un'operazione di straordinaria abilità i ladri erano riusciti a superare gli efficienti sistemi di sicurezza di allora: porte blindate con allarmi collegati alla questura, un caveau con tripla chiave e combinazione, controllo tv, servizio continuo di vigilanza.
Ovviamente, ciò ha suscitato le proteste delle associazioni dei consumatori, a cui giustamente il dispositivo della Cassazione non piace per nulla, in quanto la responsabilità per custodia è sempre e comunque della banca.
Si tratta sicuramente di una decisione destinata a far interrogare i giuristi sulla legislazione bancaria, in quanto se questo diventasse un precedente giudiziario seguito dalla giurisprudenza prevalente, allora ci si chiede se sarebbe il caso di intervenire in tale materia.
In definita, però, nel caso in questione, dopo circa vent’anni, la ormai “anziana” banda bassotti è stata talmente furba e brava, non solo da appropriarsi in maniera astuta del bottino, come nei fumetti di Topolino, ma anche da esonerare, o quasi, da qualsivoglia tipo di responsabilità la banca colpita dalla richiesta di risarcimento avanzata dai propri clienti per il furto subìto.
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