“Morto un Papa se ne fa un altro” a significare la rassegnazione e la vita che continua. Ora non ci resta che lasciare vivo il Papa e rassegnarci con “finché c’è vita c’è speranza”.
Speranza, al momento, ancor più alimentata dalla campagna elettorale.
Noi, si spera di non pagare, in futuro, l’Imu, di riceverne il rimborso, si spera in quattro milioni di posti di lavoro, nel sarà quattro volte Natale e festa tutti i giorni.
A promettere sono ex capi di governo, leader di partiti, personalità che hanno ricevuto milioni di voti, dunque, gente seria che dovrebbe rispettare la parola data.
Salvo accorgersi, che sono, nella stragrande maggioranza, gli stessi di cinque anni fa e di dieci e di venti anni fa, pure le promesse erano le stesse.
“La speranza – diceva Albert Camus, premio Nobel per la letteratura nel 1957 – al contrario di quanto si crede, equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi”.
I giovani, ai quali le generazioni precedenti hanno negato il futuro, vogliono vivere. Dovrebbero quelli che hanno i capelli bianchi, prendere insegnamento da Papa Benedetto che, pur con una “maggioranza assoluta” ha fatto un passo indietro, farsi un bell’esame di coscienza, valutare se hanno e semmai hanno avuto la forza e la capacità di costruire il futuro e, nel caso contrario, uscire di scena e lasciare spazio a chi ha, per la sua giovane età, vigore, voglia di vivere e di non rassegnarsi.
1 commento
Joseph Zambito liked this on Facebook.