Caro Armando,anche se non ti conoscevo, permettimi di chiamarti così, come faccio con i giovani che frequentano la mia parrocchia e con i quali spesso parlo e scherzo. Oggi vorrei parlare con te. Si, proprio con te che sei rinchiuso in una bara, certamente non per tuo volere. Può sembrare paradossale che io voglia parlarti, perché per tutti sei morto, ma io sono uno che credo nella vita, non solo quella naturale, fisica, ma anche in quella che definiamo soprannaturale e che con un linguaggio che può sembrare più forbito definiamo vita eterna. E siccome credo che tu sei vivo e che ciò che noi definiamo morte non è la fine del tutto, io voglio parlarti. Giovedì scorso quando sono rientrato in camera dopo alcuni impegni pastorali in parrocchia mi sono messo davanti al computer e guardando la pagina facebook subito mi è saltata agli occhi una notizia condivisa da un mio amico: Un giovane di Favara muore in un incidente.
La notizia non mi poteva lasciare indifferente, non solo per il ruolo di pastore che esercito in questa comunità ma anche perché si trattava di un giovane e non so perché, ma quando viene spezzata la vita di un giovane è come se ci sentissimo più coinvolti tutti. Così sono andato a leggere l’articolo, ho preso il tuo nome e sono andato a cercarti su facebook. Ho trovato una bellissima foto che avevi pubblicato qualche ora prima e leggendo i commenti dei tuoi amici ho capito che eri proprio tu.Anche se non ti conoscevo ci sono rimasto molto male, mi dispiaceva leggere i commenti dei tuoi amici e non, che sulla tua pagina affidavano a poche parole il loro sconvolgimento e la loro incredulità per ciò che ti era accaduto.
Tu, invece, eri lì sull’asfalto e il tuo sangue, cioè la tua vita, scivolava via come una foglia che non riesce ad attecchire in un terreno così arido. Arido il terreno ma non il tuo sangue. Perché il tuo sangue era rosso e il rosso è il colore della vita. Ho pensato subito alla tua famiglia, alla tua cara mamma, che come tutte le mamme hanno quel legame viscerale che permette di sentire il dolore del figlio anche quando nessun altro se ne avvede. Pensavo ai tuoi cari e pensavo al dolore nel quali si trovavano. E nel mio silenzio elevavo al Padre una semplice preghiera per te e per loro.Poi ieri mattina mi è stato manifestato il desiderio della tua famiglia di darti l’ultimo saluto nella mia parrocchia. Ho subito detto di sì, ma il pensiero di dover celebrare il tuo funerale un po mi spaventava. Ti confido una cosa: questi momenti sono difficili non solo per i tuoi cari, parenti e amici, ma lo sono anche per noi sacerdoti, o almeno parlo per me. Mi sento coinvolto anche io e so che in queste tragedie le parole sembrano smarrire il loro significato e anche se cerchi quelle più giuste per esprimere il tuo cordoglio e la vicinanza rimane sempre la sensazione di non aver detto nulla. Ho deciso di parlarti, scegliendo la forma della lettera anziché la solita predica e ti chiedo scusa in caso tu pensi che io abbia sbagliato.
So che ora mi stai ascoltando non solo tu, ma anche i tuoi cari e tutti coloro che sono accorsi a questo luogo per stringersi attorno a te e a loro. L’ultima foto che hai pubblicato è bellissima, unisce il mare e il cielo con delle nuvole che sembrano danzare nell’infinito portate via dal vento. Anche tu sei andato via, e come le nuvole sembri scomparire nell’infinito. Ma c’è una differenza ed è una certezza che ho: da oggi tu non scomparirai come le nuvole, tu semplicemente ti dileguerai nell’infinito. Nell’infinito amore di Dio che è Padre, che ci ama, che ci accoglie così come siamo. Può darsi che alcuni oggi siano arrabbiati con Dio perché ha permesso che ti accadesse questo e io ti chiedo di aiutarmi a far capire loro che Dio non c’entra. Perché Dio è un padre e nessun padre vuol veder morire il proprio figlio. Dio ci ha creato e ci ha lasciati liberi e questa libertà a volte può portarci anche incontro a situazioni che spezzano la nostra voglia di vivere, la nostra voglia di fare; quella voglia di vivere e di fare che ti contraddistingueva.Allora ti penso in questo infinito e anche se sembri sparito all’orizzonte so che tu continuerai a vivere, perché la morte non spezza i nostri legami, il nostro amore. Tu continuerai a vivere nel cuore dei tuoi cari, nel cuore dei tuoi amici, nel cuore di coloro che condividevano la tua voglia di vivere e di fare. Di fare qualcosa per il tuo amato paese, come Andrea e Florinda e i tuoi amici dell’Associazione Farm Cultural Park che continueranno all’interno dei Sette Cortili a portare avanti il tuo entusiasmo e la tua voglia di ridisegnare Favara; continueranno a prodigarsi perché il tuo, il nostro, piccolo stupendo paese, possa darsi una svolta, così come te lo auguravi all’inizio di quest’anno.
Caro Armando, vorrei dirti tante altre cose, ma mi fermo qui. Come ti dicevo prima, io credo nella vita e credo nella vita eterna che Cristo ci ha donato con la sua morte in croce e la sua risurrezione. Tu oggi puoi goderla mentre noi rimaniamo ancora su questa terra, con il dolore del distacco.Noi preghiamo per te perché tu possa prenderne pienamente possesso e tu intercedi per noi, perché sappiamo accettare e superare questo dolore e continuare la nostra vita con la voglia di farcela e con lo stesso entusiasmo con cui lo facevi tu. E ricordati, noi non stiamo celebrando la morte, ma stiamo celebrando la vita. Quella vita piena della quale tu oggi godi nell’infinito amore di Dio. Arrivederci Armando.
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