“Lavoro dall’età di tredici anni, oggi ho quarantacinque anni. Prima del 2011 non ho conosciuto la disoccupazione, adattandomi a fare qualsiasi cosa. Da circa due anni non riesco a trovare un lavoro continuativo e in grado di mantenere la mia famiglia”.
Ci cercava per affidarci la sua testimonianza, convinto che solo conoscendo la gravità della povertà si può sperare nella solidarietà degli altri. Ci dice che non è andato e mai si recherà in Comune per chiedere aiuto, si vergogna e non lo ritiene un “sacrificio da fare perché non aiutano nessuno”.
La sua famiglia riceve “un minimo di sostegno dal parroco”.
“Con le mie mani e il mio sudore, felice di farlo, ho costruito la mia casa. Ho costruito, di sabato e di domenica, con i miei fratelli e i miei amici, non conoscevo le banche, ne il mutuo. Delle agevolazioni ho sentito solo parlare. Dal lunedì al venerdì in cantiere e senza orari e il sabato e la domenica per realizzare il poco che possiedo.
Mi sono sposato e ho tre figli. Oggi non riesco a mantenere la mia famiglia e ho conosciuto le banche. Ho parlato con tutti i direttori delle banche di Favara per ottenere un prestito di cinque o seimila euro e a garanzia ho offerto la mia casa. Un magazzino e un primo piano di circa cento metri quadrati non sono sufficienti a garantire un prestito di cinquemila euro . Mi hanno detto che oltre la casa devo dimostrare di avere un reddito. Ma se avessi avuto un reddito, l’unico che conosco è quello del lavoro, non sarei andato a chiedere il prestito.
Umiliato e disperato conservo la mia dignità e mi adatto a fare ciò che trovo, la raccolta di legna, accompagno gli anziani, una giornata di manovale.
Ci manca il pane, perché prima dello stesso pane è necessario assicurare il minimo ai bambini per non farli sentire disgraziati come il loro genitore.
Benedico la sera, la giornata è finita ed ho finito di penare. Finalmente, andiamo a dormire per non sentire i morsi della fame”.
Quanti sono gli “invisibili” a Favara? Quante famiglie sono state inghiottite dalla nuova povertà per la crisi economica e per i tanti provvedimenti amministrativi che non hanno tenuto conto del bisogno dei più deboli.
Non si conosce la grandezza del problema, ché i nuovi poveri, nella stragrande maggioranza di casi, non dicono di esserlo. La regola è che nessuno deve sapere.
L’arciprete, don Mimmo Zambito, parla del fenomeno in tutte le occasioni e chiede aiuto per i bambini.
Chiede beni di prima necessità da portare nelle parrocchie.
2 commenti
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Siamo addolorati. Di casi come questi ne conosciamo a migliaia. Possiamo offrirti alimenti. Chiamaci al 329/4155467. Da tutti noi….un abbraccio!!