Ha ragione il segretario generale della camera del lavoro, nella sua lettera alle altre organizzazioni sindacali, l’elenco delle doglianze contenuto nella missiva, chiama in causa CGIL,CISLe UIL di Agrigento.
Massimo Raso richiama ” il cartello” delle rappresentanze sociali e chiede perchè qui da noi non sia possibile realizzarlo.
Il dirigente sindacale conosce le insidie nascoste nel tentativo di rispondere alla domanda e sà che il modo migliore per eluderla potrebbe essere una commissione paritetica con i datori di lavoro che rediga il piano delle priorità.
Poi ciascuno farà a modo suo.
Spero non si offenda, se provo a suggerire che le tre confederazioni sindacali riattivino il metodo antico di redigere una piattaforma di priorità da condividere con i lavoratori e i pensionati di tutti i centri cittadini e su loro mandato ricercare le convergenze con la rappresentanza dei datori di lavoro.
Le OO.SS. hanno il dovere di recuperare la rappresentanza democratica del mondo del lavoro alla visibilità che unitariamente esprime il movimento sindacale agrigentino, quale” soggetto politico” autonomo con una sua forza contrattuale che si esprime liberamente dai condizionamenti di soggetti politici e/o istituzionali, incapaci di una degna supplenza su questi terreni che non gli sono propri. Troppe volte nell’illusione di giocare di sponda con le dinamiche politiche, il sindacato ha finito per logorare il ruolo di soggetto di cambiamento che generazioni di lavoratori gli hanno riconosciuto.
La prevalenza dei servizi rispetto all’ investimento nella formazione delle RSU lo fà apparire subalterno perchè deprime la militanza. Gli impone un ruolo di lobby che le divisioni indeboliscono,mentre cresce la propensione a rappresentarsi da se nelle istituzioni ricercando relazioni privilegiate isolando altri . Tutto in un gioco che li vede, uniti, sbagliare divisi.