Come CGIL rendiamo noto che le Aziende del Gruppo hanno annunciato ulteriori 23 licenziamenti (su un organico di 76) che vanno ad aggiungersi ai 54 del maggio 2012.
La motivazione è sempre la stessa: “…crisi del settore legata alla variazione del sistema delle incentivazioni e la mancanza del rilascio delle autorizzazioni da anni richieste”.
Come CGIL riteniamo che un’Impresa non possa fondare il suo sviluppo esclusivamente legandolo agli incentivi di Stato.
Riteniamo che la mancanza del rilascio delle autorizzazioni, più volte denunciato dal titolare, meriti la individuazione degli Assessorati e dell’ “insinuato” ruolo di precisi Funzionari avverso i quali la CGIL è pronta a compartecipare ad una dura e specifica denunzia chiamando in causa le responsabilità burotecniche del sistema regionale, a cui Crocetta sta dando un impulso positivo.
Come CGIL abbiamo apprezzato le “intraprese” di Moncada ed ancor di più gli interventi in favore del territorio attraverso la Fondazione AgireInsieme.
Come CGIL, però, abbiamo da stigmatizzare il fatto che le imprese del Gruppo hanno chiuso le porte all’accesso e al dialogo con i Sindacati.
Ci appare bruttissimo questo ultimo segnale da parte del Gruppo, perché se persino nei settori innovativi e del futuro della cosidetta “green economy” si continua con i licenziamenti, che si vanno a sommare a quelli della “old economy” dell’Edilizia, in questa provincia non c’è speranza.
Nel merito non possiamo che esprimere il nostro rammarico per il fatto che in 10 mesi l’Impresa Moncada non ha inteso mai chiamare il Sindacato per contribuire al tentativo di invertire la tendenza che ha provocato i precedenti licenziamenti e questi ultimi.
Sul sistema delle incentivazioni, Noi abbiamo condiviso le critiche, e ci auguriamo che il nuovo Governo riveda il tutto e punti con convinzione sulle energie alternative.
Ma occorre anche puntare con più decisione su innovazione e mercato interno, a nuove strategie aziendali che non siano solo le delocalizzazioni.
Strategia d’Impresa, Piano industriale e Piano Occupazionale possono costituire un terreno di collaborazione attiva per frenare l’emigrazione dell’impresa e per rilanciarla proprio sul tema di una democrazia industriale che veda le parti sociali co-protagoniste dello sviluppo del settore.
Come CGIL e con l’insieme delle nostre categorie FILCTEM FIOM e FILLEA siamo pronte a dare il nostro contributo”.