Il centrodestra spinge per il voto a maggio con l'attuale sistema, le forze di maggioranza, cioè quelle di centro sinistra, seppur con sfumature diverse, chiedono di rinviare le lezioni e nelle more riformare gli enti. E poi ci sono i “grillini” che sono favorevoli allo slittamento, ma per far morire le Province. Posizioni contrastanti quelle che sono emerse oggi, in occasione della seconda seduta della Prima Commissione dedicata proprio a questa materia. Ogni decisione sarà assunta martedì.
Alla Provincia regionale di Agrigento si leva un coro di no contro l’ipotesi commissariamento dei presidenti e dei consigli alla scandenza naturale dei mandati, fissata per metà giugno. “Non sono d’accordo – afferma il consigliere proivinciale Arturo Ripepe, da poco approdato nel Gruppo Misto dopo avere lasciato il Pid – per una semplice ragione. Si affida la guida a un tecnico paracadutato e si sottrae a chi è stato eletto la posisibilità di amministrare. Così non ci siamo: non è il caso proprio in questo particolare momemnto mortificare ulteriormente la democrazia”.
Gli fa eco il consigliere de La Destra, Roberto Gallo. “Il commissariamento per me è una cosa sbagliata – osserva – se la struttura della Provincia sarà rivista e soprattutto riempita di contenuti non è un costo ma una risorsa per il territorio”.
E il capogruppo del PdL di aula Giglia Ivan Paci commenta: “Crocetta su questo tema non ha certamente brillato per coerenza. Prima annuncia si vota ad aprile, poi, per cortesia istituzionale, sposta le elezioni a maggio, ora il rinvio di un anno. Siamo seri”.
“Il commissariamento sarà un aborto” taglia corto il capogruppo dell’Mpa Totò Scozzari. Se si devono abolire si aboliscano subito, altrimenti si avvii un ragionamento costruttivo”.
E inevitabilmente le novità che rimbalzano dalla Regione chiamano anche e soprattuto in causa il presidente della Provincia. “Io sono pronto ad affrontare la campagna elettorale a maggio – spiega Eugenio D'Orsi – se però saranno rinviate ci adegueremo”.
Tutto vero, ma forse il presidente perde di vista che il governo regionale sarebbe intenzionato ad inviare i commissari. Che, tradotto in soldini, significherebbe per lui un anno di fermo, di pausa.
“Questo non sarà possibile – tuona D'Orsi – perché la cosa più logica sarà lasciare ai presidenti in carica la gestione dell’ente fino a nuove elezioni. Lei pensa – conclude D’Orsi – che una sola parte poltica deciderà di mettere le mani sugli enti e gli altri, quelli del centro destra, resteranno a guardare? Neanche a parlarne.
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