Non pochi hanno previsto e scommesso sulla non elezione di Nino Bosco settimo nella lista del Pdl.
Anzi, partito da Roma con in valigia la sesta posizione e, per i strani giochi della politica, atterrato a Palermo settimo, ha persuaso ancora di più nella fine politica del pupillo di Angelino Alfano.
Inutile ribadire che la legge elettorale, definita dal suo stesso ideatore, Roberto Calderoli, una porcata, nega il diritto agli elettori di votare direttamente il loro candidato. Settimo rimane con il porcellum anche chi può attirare più voti di chi lo precede nella lista.
All’inizio della campagna elettorale si dava in forte calo il Pdl, poi abbiamo visto come Berlusconi promettendo l’abbattimento e, persino, il rimborso dell’Imu, posti di lavoro e tre volte Natale e festa tutti i giorni, sia stato capace di ribaltare il destino del suo partito.
Quel settimo posto per Bosco sommato alle iniziali negative previsioni per il Pdl hanno spaventato maggiormente, strano a dirsi, le persone più vicine al coordinatore provinciale portandoli a negargli l’appoggio elettorale e, in alcuni casi, convincendoli a scappare dal Pdl.
Oggi, Nino Bosco è deputato e il Pdl è in piedi.
Per la gente comune, Bosco o non Bosco, ciò che conta è avere un buon governo della nazione, quando si teme di non averlo e di ritornare a votare tra qualche mese, per i politici di mestiere è cosa diversa.
Per loro l’elezione a deputato di Nino Bosco e la tenuta del Pdl fa e farà la differenza.