Nel nome di Francesco, nel segno dell’umiltà e della semplicità. Due Vescovi: quello Argentino di Roma, quello Agrigentino che arriva da Messina. Papa Bergoglio e Pastore Montenegro.
Due figure, due personalità, uno per la Chiesa Universale, l’altro per la Chiesa Locale, un’unica missione: vivere nella normalità, tra la gente, con la gente e per la gente. Una ventata nuova, di cambiamento soffia dall’altro ieri sera nella Capitale. Una novità storica che nell’ Arcidiocesi della città dei templi quasi quasi non è più novità.
Francesco, non il Pontefice, ma l’Arcivescovo, dopo 5 anni di guida, attraverso l’esempio e la testimonianza ha messo in soffitta protocolli e formalità, ha rinunciato ai privilegi. Così come già sta facendo Papa Francesco.
Il neo Pontefice ha dato subito dimostrazione di straordinaria umiltà: la croce pettorale indossata durante la proclamazione non era d'oro. E appena eletto, nella cappella Sistina, ha ricevuto l'omaggio dei cardinali in piedi, senza sedersi sul seggio che era stato preparato davanti all'altare. Ha detto no anche all’ammiraglia, niente macchina di lusso: preferisce muoversi a bordo di un’auto economica.
Monsignor Montenegro non è da meno, anzi. Appena arrivato ad Agrigento ha fatto subito a meno dell’autista e quando non piove si sposta a bordo della sua vespa. Più economica di una due ruote?
Entrambi i volti esprimono poi bontà, danno serenità. Tutti e due utilizzano un linguaggio semplice, diretto, che arriva diritto al cuore. Amano scherzare. Poco dopo l'elezione, il nuovo pontefice ha ripetuto: "Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto". Scendere per strada e aiutare i poveri, chi è in difficoltà: è stato uno dei primi temi lanciati dal Sommo Pontefice: altro filo conduttore. L’Arcivescovo lo fa quotidianamente, lo faceva anche prima di ricoprire questo incarico, nelle vesti di direttore nazionale della Caritas.
Due uomini di grande fede, anche calcistica. L’Arcivescovo Francesco grande tifoso dell’Inter, Papa Francesco un grande tifoso del San Lorenzo, squadra argentina. Con uomini così, la Chiesa non può perdere.