La costituzione di parte civile delle organizzazioni sindacali sulla penosa vicenda, penale, della cassa edile di Agrigento, giunta in tribunale, merita una riflessione. Quella morale ha già avuto ampio spazio e ha riempito la cronaca dell’ epoca e, qualunque cosa pensino i nostri lettori, puo’ bastare. Occorrerebbe invece che tale approfondimento riguardasse il modo di essere del sindacato, non solo qui da noi, come esso viene percepito, dai lavoratori, prima che dalla pubblica opinione.
- Riguarda il motivo per cui si costituisce parte civile per aver ricevuto un danno e il sindacato un danno l’ha ricevuto. Non trattiamo, il tema di cui si occupa la magistratura, dei soldi delle imprese e dei lavoratori, della loro gestione in questo ente bilaterale che continua a essere una conquista di welfare territoriale che andrebbe estesa a tutte le categorie.
- Ma del loro bisogno di comunicare che il ruolo del sindacato in quell’ente, non viene recitato come quello che “melampo” nella favola di pinocchio recita nel pollaio con le faine. Lo fa cercando di farsi riconoscere il danno subito, dalla magistratura. Sarà giusto, ma puo bastare a un soggetto collettivo che vive di adesioni libere e volontarie dei lavoratori?
- Una sentenza grassa, non puo’ sostituire una vertenza magra, si diceva un tempo, richiamando lo sforzo e l’impegno in un negoziato dove giocano fattori tecnici ma anche valutazioni di ordine “politico” cioè di rappresentanza di istanze che trovano anche parziale accoglimento nella trattativa con la controparte.
- In questa vicenda i ruoli non sono cosi definiti perché i destinatari del messaggio inviato con la costituzione di parte civile nel processo, sono i lavoratori.
- Allora torna comodo, rileggere la pubblicazione, che può apparire datata, di Bruno Manghi con il suo “interno sindacale” del 1996 in cui descriveva una “invidia positiva” dei dirigenti sindacali verso ciò che avviene nel mondo del volontariato, un mondo diverso, ma con tratti comuni in cui delegati di fabbrica, rsa, sono stati uomini e donne che hanno costruito l’ immagine del sindacato nei posti di lavoro con il loro sacrificio in condizioni difficili.
- La domanda ancora valida a cui andrebbe data una qualche risposta, è perché molta gente che si dedica al volontariato, come lavoratore, non lavora per il sindacato anche oggi, che la povertà aumenta anche tra chi ha ancora un lavoro. Basterà la risposta che non sono la stessa cosa, o non sarà il caso di ripensare che il modo in cui viene percepito il sindacato specie dalle nostre parti, ha a che fare con l’assenza del conflitto che legittima il sindacato quando rappresenta i bisogni e ne persegue il soddisfacimento.
- Non sarà la mancata legittimazione che viene dal conflitto sui nostri territoriali, con temi ormai drammatici, che consigliano la scorciatoia giudiziaria, in assenza di una migliore capacità di mobilitazione che confinerebbe i fatti della cassa edile nel loro alveo naturale di responsabilità personali, mentre la mobilitazione e il confitto, quello governato, esalterebbe il ruolo del sindacato che vorremmo più rappresentativo e con maggiore appeal. e poi magari, anche parte civile. Saremo incorreggibili sognatori, ma lo siamo senza farci illusioni