Appena qualche mese fa, in segno di provocazione contro la ghigliottina del patto di stabilità, si era detto pronto a licenziare i precari. Ieri la sua giunta ha approvato l’atto di indirizzo, destinato ai dirigenti preposti, con il quale si chiede di valutare la possibilità di procedere alla stabilizzazione degli ex articolisti.
Il presidente della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio D’Orsi, in questo rush finale di legislatura e comunque prima dell’annunciata abolizione degli enti, fissata per fine anno, vorrebbe lasciare un segno indelebile nella vita di questi padri e madre di famiglia. Garantire loro, dopo tante tribolazioni, un futuro occupazionale più sereno. Se così non dovesse essere, il loro destino sarebbe affidato poi alla riforma dell’Ars chiamata a partorire i Liberi Consorzi fra i comuni. Un’altra storia quasi tutta da riscrivere.
Così oggi la l’amministrazione provinciale si gioca le sue ultime estreme carte prima dell’addio. “Si tratta di un importante atto di volontà politica in base ad una norma regionale – si legge nella nota – che consentirebbe all’Ente di avviare i percorsi politico-amministrativi per la normalizzazione dei quasi 150 precari che da decenni lavorano nei vari settori dell’amministrazione.
L’assessore al bilancio Piero Marchetta, dopo una ricognizione dei conti e una sua proiezione per i prossimi anni, è arrivato ad una considerazione: “Il costo del personale – spiega – avrà una contrazione certa con i collocamenti a riposo nel quinquennio 2013-2017”.
“E’ precisa volontà di questa Amministrazione allora – sostengono il presidente D’Orsi e l’assessore Marchetta – dare mandato agli uffici finanziari e delle risorse umane della Provincia di individuare la possibilità del raggiungimento dei limiti di spesa previsti dalle normative vigenti nell’arco di un quinquennio, con una conseguente riduzione del costo del personale oltre ad una diversa composizione della spesa dell’Ente e pertanto alla fine del quinquennio il rapporto tra spese per il personale e spese correnti sarà al di sotto del 50 per cento”.