Una protesta nella protesta. Trovano l'aula consiliare chiusa e i precari del Comune di Agrigento decidono di radunarsi all'ingresso di Palazzo dei Giganti. Poi il chiarimento: si è trattato stato un equivoco. E così le porte di aula Sollano si aprono e l'assemblea comincia. Tra i lavoratori serpeggia una grande preoccupazione: il futuro di questi padri e di queste madri di famiglia torna ad essere messo in discussione. Quella del precariato negli enti locali è una vicenda che si trascina da decenni.
Due ora i nodi che sono venuti al inesorabilmente al pettine. Partiamo da quello di Palermo: la Regione è ancora senza legge finanziaria e così il 30 aprile per i precari potrebbe scattare l'ora x. Il rischio, serio e concreto, sarebbe l’interruzione del rapporto di lavoro con tutte le conseguenze che ne deriverebbero.
E poi c’è il secondo nodo legato alle disposizioni che arrivano dal governo nazionale. Gli enti locali, che negli anni hanno usufruito il contributo senza avere dato seguito alla stabilizzazione, sono ora chiamati a ridurre la spesa del precariato nella misura del 50%.
“In soldoni significa – spiega Lillo Mazzola, architetto precario – che il mio stipendio, che si aggira sui mille euro al mese, così come quello di tutti gli altri miei colleghi, verrà drasticamente e traumaticamente dimezzato. Un vero dramma”.
“Siamo sul piede di guerra – aggiunge Attilio Sciara, rappresentante Csa – ci stiamo organizzando per essere presenti giorno 8 aprile alle ore 16 a Palermo per manifestare, per provare ad interloquire con il governo che non può e non deve abbandonare queste persone che svolgono ormai ruoli fondamenti per la vita amministrativa degli Enti”.