Le persone in fila, in coda alla fontana di Bonamorone: l'emblema di un'emergenza idrica che ad Agrigento è destinata ora a restare solo un ricordo, un brutto ricordo. Per la verità da qualche anno la situazione è decisamente meno pesante, ma non ottimale. “Lo sarà ben presto” –assicura un visibilmente soddisfatto Zambuto, reduce da una proficua trasferta palermitana.
“Dopo decenni di annunci e promesse – aggiunge il sindaco nel corso di un’apposita conferenza stampa, in compagnia dell’assessore Nino Amato e dell’ingegnere Lillo Principato – finalmente la città potrà dotarsi di una efficiente rete che consentirà l'ottimizzazione della distribuzione dell'acqua potabile. Oggi lungo la condotta – rivela Zambuto – si perde il 4o% del flusso”.
Il progetto esecutivo ha incassato ieri il parere positivo da parte della Commissione regionale ai Lavori Pubblici.
“Ultimo ostacolo superato – osserva ancora Zambuto – che mette fine ad un iter durato sette anni per colpa di una burocrazia complessa, articolata e farraginosa. Ma adesso ci siamo ed è quello che conta”.
Per completare il percorso amministrativo serve solo l’atto, ritenuto puramente formale e consequenziale, del responsabile del procedimento amministrativo che è l’ingegnere Barone, dirigente della Provincia.
L'infrastruttura, infatti, rientra nel programma generale che l'Ato Idrico di Agrigento è riuscito a farsi approvare dalla Regione, con decreto dell’allora presidente Raffaele Lombardo, la cui somma complessiva si aggira sui 65 milioni di euro.
Il costo dell'opera, che riguarda la città dei templi, è di 33 milioni di euro, quasi 26 sono fondi pubblici, 7 milioni provenienti dal soggetto privato, cioè “Girgenti Acque” che avrà l'onere di realizzare le opere.