“Di una data cosa il dialetto esprime il sentimento, mentre della medesima cosa la lingua esprime il concetto”. Questa frase la scrisse tempo fa Andrea Camilleri e incarna perfettamente lo spirito che pervade “Teatro” e “Teatru”, doppio lavoro editoriale, pubblicato dalle Edizioni Akkuaria di Catania, del poeta, drammaturgo e scrittore Salvatore Gaglio, medico di Santa Elisabetta che da più di quarant’anni è solito dedicarsi anche alla stesura di opere in versi e prosa, scritte sia in dialetto che in italiano. I volumi, usciti simultaneamente, costituiscono due raccolte di opere teatrali a tratti speculari, tra sentimento e concetto. Il primo, “Teatro”, raggruppa sei opere i cui argomenti sono molto diversi ma al tempo stesso rappresentano una diretta derivazione dalla storia, dal mito, dalle cronache contemporanee e dal vissuto dell’autore. Si va infatti dall’opera giovanile che affronta il tema della tirannide (“L’onda del mare”), all’apologo sulle ingiustizie sociali (“L’anticamera dell’aldilà”), passando per la storia di uno sconfitto patriarca mafioso (“Se Dio vorrà”). Il secondo volume, “Teatru”, contiene invece quattro opere, nelle quali i protagonisti “scontano”, quasi, la loro sicilianità. E questa loro condizione è incarnata magistralmente dalla mamma e dalla figlia (in “Dal Poggio al Garraffello”) che, sole, “sognano la luce dell’avvenire” ma finiranno inesorabilmente “nel buio della più cupa disperazione” o dall’opinione (in “Curtigliata mistica”) secondo cui “i peccati li scontano soltanto i deboli”, per ritornare nuovamente a trattare il tema della mafia (in “All’ùmmira di la fratellanza”) e della sua genesi nelle campagne dell’agrigentino, tra campieri e soprastanti che, sostituitisi ai baroni latifondisti, si trasformarono in “capi di Stato e tiranni”.
In “Teatro” e “Teatru” Gaglio mette in scena la vicenda umana della sua terra, utilizzando (anche) situazioni, luoghi e personaggi che non sembrerebbero legati all’isola del sole ma che invece simbolicamente ne rappresentano gli aspetti più peculiari. L’autore si avvale di atmosfere che incorniciano le emozioni dei protagonisti in un mosaico di sentimenti reali ed umani, che ci appartengono da sempre. Il linguaggio, sempre ricercato, preciso e potente, richiama suggestioni antiche, le stesse che da sempre permeano i meandri più profondi della natura umana, in un andirivieni di fascinazioni sceniche ed incanti poetici ed allegorici che sublimano le parole stesse fino a diventare agli occhi del lettore reale messaggio di tenue speranza.
Antonio Fragapane