La notizia non può andare nell'angolo della cronaca, ché la faccenda è pirandelliana e poi non è detto che l’atto consumato, poche ore fa, sia l’ultimo. Oggi domani un concorso, se il sindaco decidesse, dopo l’incontro con l’Arciprete e l’Arcivescovo, di confrontarsi con Papa Francesco, il nostro giornale potrà sostenere di aver dato rilevanza alle azioni dell’amministrazione fin dall’inizio.
La notizia merita, dunque, un editoriale.
Iniziamo dalla cronaca dei fatti.
Stamattina il sindaco, Sasà Manganella, il presidente del Consiglio comunale, Leonardo Pitruzzella e il dottore Veneziano in rappresentanza del comitato spontaneo che noi chiamiamo “pro manu o mortu, hanno incontrato l’Arcivescovo.
Don Franco avrà pensato “a volte ritornano”. La “delegazione” favarese è “ricomparsa”, dicevamo, all’arcivescovado, a “postulare” tre “suppliche”, una principale e due in subordine. La prima, la principale, manco a dirlo, è stata relativa al ritorno della celebrazione dei funerali nella cappella interna al cimitero. Don Franco ha risposto “no”. Del resto se aveva detto “no” prima, c’era d’aspettarselo.
Andiamo alle subordinate. La prima riguardo alla possibilità di dare “la manu o mortu” dentro le parrocchie alla fine della celebrazione dei funerali, don Franco ha risposto “no”. Anche in questo caso non ci voleva la sfera magica per prevedere il responso.
La seconda riferita alla organizzazione dell’orario delle celebrazioni, che per i richiedenti dovrebbe avvenire in orari diversi e non contemporaneamente per impedire l’arrivo simultaneo di più cortei funebri al cimitero, dove è concesso esternare le condoglianze. Don Franco ha risposto “no”.
Un successone, che va ad arricchire il già ricco medagliere dell’amministrazione comunale, guadagnato su fatti scontati.
La Chiesa deve rispettare il rito delle Esequie, all’esterno delle parrocchie spetta, invece, all’amministrazione di organizzarsi.
L’argomento merita un'altra riflessione. Si va dal Vescovo a chiedere in delegazione e per ben due volte per i funerali, mentre lo stesso non è accaduto in occasione del taglio delle prese idriche, quando ognuno dei protagonisti ha recitato la sua parte guardandosi dal farlo in compagnia di altri.
Sarebbe stato opportuno formare una delegazione con dentro il sindaco, il presidente, i consiglieri comunali, le organizzazioni dei consumatori, anche per favorire la trasparenza evitando ai malpensanti di sostenere una improbabile “donazione” di posti di lavoro da parte di Girgenti acque per mettere a tacere qualche rappresentante del popolo.
E, infine, con tutti guai che abbiamo, stiamo a pensare ancora a manu o mortu?
1 commento
Caro Sasà, Sindaco di Favara,
ho letto con sorpresa a “manu o mortu” – L’Amministrazione Comunale riincontra l’Arcivescovo: un successone. La mia impressione è che, purtroppo, non si abbiano idee chiare in merito al ruolo della chiesa, oggi, e in merito al ruolo di un sindaco e di una Giunta comunale. Da parte della chiesa, a mio avviso, si cerca d’ignorare quanto emanato dal Concilio vaticano II. Da parte del Sindaco e della Giunta Comunale la rinuncia ad assumere un vero ruolo di essere chiesa, nel contesto vero della nuova chiesa, quella incarnata da Papa Francesco. Sua Santità, se venisse a conoscenza di codesti fatti, si metterebbe a ridere e piangere nel contempo! Peccato che io stia lontano. Tutto sommato meglio così. Ricorderei ai vecchi giovani degli anni che furono (1965.70), oggi responsabili delle sorti di un comune, di riprendersi il ruolo di una chiesa moderna, senza tener conto delle solite proibizioni che sanno solo di chi capisce poco della vita reale di una comunità, cristiana o non. Altro è la vita della chiesa gerarchica, altro è la vita di un popolo che vive sommerso nella quotidianità dei problemi reali.
Con amicizia.
Antonio Sutera – Berna