Sono trascorsi ormai 50 giorni da quel 25 febbraio. Gli italiani hanno distribuito circa nove milioni di voti ciascuno alle coalizioni di centro destra, centro sinistra e grillini. Quarto incomodo la scelta civica di Monti che a fronte di un successo sfrontatamente sperato, è riuscita ad agguantare quel 10% che le ha permesso una sparuta ed insignificante rappresentanza in parlamento. Un colpo di coda del professore bocconiano, abilmente manovrato dalle briciole dell’Udc, ma sonoramente bastonato da quel popolo che ancora piange lacrime di sangue a causa della sua macelleria sociale. E’ appena il caso di ricordare che nel 2012 ci sono stati un milione di licenziamenti, i disoccupati ufficiali sono saliti a tre milioni. Se poi si aggiungono gli oltre due milioni che si sono “stancati” di cercare invano un lavoro, arrivano a sei milioni coloro che dai media vengono definiti inattivi.
A parte Grillo, di cui diremo in seguito, i destri ed i sinistri si sono presentati da Napolitano con programmi praticamente identici, dicendo peste e corna del famigerato governo Monti che in poco più di un anno, per fare un favore all’Europa, ha imposto una politica forsennata basata su un’austerità inaudita fondata soltanto sulla vessazione fiscale delle piccole e medie imprese e sull’imposizione di nuove e pesanti tasse per le già precarie finanze delle famiglie. Non ne siamo certi, ma riteniamo che il Capo dello Stato abbia ricordato abbia loro ricordato che la mattanza sociale si è consumata con il voto plebiscitario di entrambi (e anche col suo avallo) a tutte le proposte del governo dei tecnici.
Poco più di 100 mila voti hanno determinato la vittoria di Bersani, uno 0,3% che ha fatto scattare un premio di maggioranza inaudito alla Camera, frutto di una legge elettorale che, diciamocela tutta, ha fatto piacere alle segreterie di tutti i partiti, una legge “ad partitum” definita dal suo stesso ideatore, il leghista Calderoli, una porcata. Il povero Battiato è stato silurato per aver parlato di troie in parlamento, forse se avesse aggiunto porci in parlamento lo avrebbero impiccato. Crocetta ha dichiarato che le istituzioni vanno rispettate, ed ha ragione, ma i parlamentari si guardano bene dal dichiarare che siedono sugli scranni più importanti in virtù di una porcata, di quel porcellum che altro non indica se non il maschile della troia di cui ha parlato il noto cantautore.
Napolitano ha rispettato la prassi affidando a Bersani il compito di formare un governo che godesse di una maggioranza certa sia al Senato che alla Camera. Il segretario del PD ha accettato sapendo di non arrivare ad alcun risultato. Ha sperato nei grillini, li ha supplicati, corteggiati. Ha perso tempo, troppo per l’impellente necessità di far ripartire l’Italia. E’ ritornato al Quirinale rifiutando l’offerta di Berlusconi e la diretta streaming di Grillo, il quale potrà essere irresponsabile, ma non scemo. Il suo è un movimento che somiglia per certi versi a quelle verginelle in cerca di marito, ma prima vogliono conoscerlo. Niente matrimonio senza fidanzamento.
Il Presidente è stanco, i suoi 88 anni gli pesano. A sorpresa nomina dieci saggi che in parte si sono sostituiti alla “vacatio” parlamentare e in parte hanno redatto un memorandum per il futuro Presidente.
“Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, ma per noi l’Europa nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore ipotesi sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte è quella di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande paese, la rinegoziazione dei parametri di Maastricht. Perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia, non dimentichiamolo”. (Bettino Craxi, 1997).
Siamo già nell’ipotesi peggiore.
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