Pare sia probabile che il termine “muffuletta” derivi dall’antico termine sassone muffin, che indicava una particolare focaccina. Sembra infatti che siano stati i soldati dell’imperatore Federico II ad “importare” in Sicilia l’abitudine di aromatizzare il pane con semi di “cumino dei prati”, conosciuto anche come “falso anice”, per meglio conservarlo durante le lunghe campagne militari. Dunque è da circa ottocento anni che nella nostra terra di Sicilia si consuma e si apprezza la muffuletta, alimento divenuto ormai un simbolo della nostra tradizione gastronomica, che ne ha fatto una leccornia degustata e gradita ovunque. Non si contano più infatti le feste dedicate a questa focaccia di semola poco cotta, ideale per poter essere imbottita con le più diverse “stuzzicherie”. Dalla provincia trapanese (Castellammare del Golfo, Buseto Palizzolo, Salaparuta e Poggioreale), fino al nisseno (Villalba e Riesi), passando per la provincia palermitana (Lercara Friddi e Bagheria) è tutto un tributo a questa pagnotta semplice ma allo stesso tempo adatta a poter essere accompagnata con i migliori prodotti della nostra terra: la si imbottisce con olio, primo sale, ricotta, olive nere (“passuluna”) e spezie, ma non mancano le peculiarità locali che la vedono nella variante “cunzata” (con pomodoro, mozzarella, olio e origano), o unita a mortadella artigianale, oppure con acciughe, caciocavallo, “meusa” o panelle. Tante varianti all’insegna della migliore tradizione culinaria siciliana, che non potevano mancare ovviamente neanche nella nostra provincia, dove tra saghe ed antichi usi popolari la muffuletta è spesso la protagonista principale. Come a Canicattì, dove la tradizione vuole che il 7 dicembre, vigilia della Festa dell’Immacolata Concezione, tutti i panifici locali sfornino unicamente muffulette, che verranno poi consumate a pranzo ed a cena. Tipico piatto del luogo è infatti “‘u pani cu l’uegliu” (il pane con l’olio, nel dialetto locale), ottenuto con l’utilizzo di sgombro preparato sott’olio, primo sale e spezie. La relazione con la Vergine pare sia relativa all’intendimento popolare in base al quale si riteneva che i semi di cumino utilizzati nella muffuletta favorissero la monta lattea nelle donne che avessero appena partorito. Ma la tradizionale pagnotta di grano tenero aromatizzata è stata anche celebrata nel paese di Santa Elisabetta, dove fino al 2008 è stata organizzata una particolare sagra nella quale alla tipica muffuletta imbottita con prodotti locali salati, è stata aggiunta un’originale variante dolce, “‘u pani dunci” (a onor del vero ancora molto apprezzata e distribuita durante gli eventi estivi sabettesi), condito con crema di cioccolato o di pistacchio, oppure con miele di produzione locale: il tutto all’insegna della genuinità dei prodotti, dei sapori e dell’inventiva culinaria, da sempre grande vanto della cucina siciliana. La stessa che da qualche anno a questa parte sembra essere apprezzata, ed a tratti osannata, anche oltre oceano, dove in molte città, grazie alla creatività ed al talento di molti nostri emigrati negli Stati Uniti, può essere consumato il “muffuletta sandwich”, ovvero la variante americana della nostra tradizionale focaccia, entrata a far parte ormai definitivamente dei menu di tutti i migliori ristoranti statunitensi, in aperta concorrenza con i tipici, ma ormai scontai, hamburger o hot dog. I ristoratori dicono che il “muffuletta sandwich” vada a ruba e che abbia fatto apprezzare ancor di più il made in Italy culinario a molti americani giovani e meno giovani: pare proprio che ne abbia fatta di strada il pane aromatizzato ai semi di cumino che i soldati svevi s’inventarono in Sicilia più di ottocento anni fa.
Antonio Fragapane