I giorni passano. E i precari della Provincia regionale di Agrigento restano in attesa. In attesa di capire quale sarà il loro futuro. Il presente è occupazione: un presidio permanente, notte e giorno, al secondo piano del palazzo. Padri e madri di famiglia che si alternano, fanno i turni per tenere accesi e vivi i riflettori sulla vertenza. Il punto è che il 31 luglio, così come accadrà negli altri enti locali, i contrattisti, in virtù di una norma dello Stato, non potranno ottenere più alcuna proroga: o una volta per tutte dentro, attraverso l’agognata stabilizzazione, o definitivamente fuori, licenziati: tutti a casa.
Alla Provincia sono ore decisive perché l’assessore al Bilancio, Piero Marchetta, dopo l’incontro con le organizzazioni sindacali di categoria, sta verificando, numeri alla mano, se il rapporto fra spese correnti e spese del personale sia inferiore al 50%. Condizione indispensabile per avviare le procedure affinché la vicenda possa avere un epilogo positivo.
“Per quanto ci riguarda – spiega il presidente Eugenio D’Orsi –, fermo restando che non condividiamo l’occupazione dei locali della Provincia perché non ne comprendiamo il senso, noi stiamo facendo tutti gli sforzi possibili per potere chiudere questo benedetto capitolo. C’è grande disponibilità, apertura e dialogo, e lo abbiamo dimostrato coi fatti anche nel corso degli anni, ma se non avremo il necessario conforto tecnico e giuridico – osserva ancora D’Orsi – purtroppo saremo costretti a fermarci. A proposito della protesta – aggiunge il presidente – è bene semmai che i precari vadano a farsi sentire a Palermo e a Roma. Perché la Provincia è stata sempre e continuerà ad essere un alleato dei precari. Qui, a mio avviso, servono nuovi provvedimenti legislativi. E noi non legiferiamo”.
Da quello che si apprende, in modo informale, è che l’iniziativa, promossa dall’amministrazione provinciale si presenti piuttosto complessa e difficile. Ad oggi infatti il rapporto fra spese correnti e spese del personale sembra essere attestato sul 56%: sei punti in più rispetto al livello richiesto. E addirittura, sempre secondo fonti bene informate, nei giorni sarebbe arrivata una nota, proveniente da Roma, con la quale si comunica che per il 2013 si prevede una riduzione nei trasferimenti di sei milioni di euro. Un vera e propria mannaia: perché, in buona sostanza, questa novità farebbe salire vertiginosamente, nonostante qualche dipendente sia andato in pensione, la percentuale del rapporto fra le due voci di bilancio incriminate.