Tutti i settore aspettano la “rivoluzione” e la Formazione non sfugge alla particolare aspettativa. In Sicilia un fatto è certo: si vuole migliorare.
Si vuole girare pagina. Meglio. I siciliani onesti hanno già da qualche tempo girato pagina, anche adattandosi agli schemi sbagliati offerti dalla politica.
All’interno di regole sbagliate, poco trasparenti che avranno potuto favorire il clientelismo, ci sono nicchie di siciliani onesti e operosi che hanno portato avanti l’Isola.
Siciliani onesti e operosi che andrebbero salvaguardati nella rivoluzione di Crocetta, che rischia, invece, di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino.
La Formazione va curata, non amputata, ché nella stragrande maggioranza ha garantito gli standard dell’efficienza.
Questa stragrande maggioranza vedrebbe tradita la speranza di una svolta nata con le elezioni regionali di ottobre 2012, ché la rivoluzione non può essere per loro un tuffo nella disperazione.
Ed è inevitabile che “le tensioni sociali aumentano” dice il deputato D'Asero.
Le stesse tensioni sociali sono al momento alimentate da una grande confusione e imprecisione.
“La Commissione Bilancio – dice – ha avuto modo di ascoltare Albert, il precedente dirigente generale, che sul problema del finanziamento triennale, sul nuovo modo di fare formazione con i finanziamenti comunitari, dice che c’è l’opportunità di utilizzare risorse sul Piano giovani, qualora lo voglia il Governo.
Una precedente audizione nella Commissione Bilancio, riunita congiuntamente con la Commissione Lavoro, ha visto uno show anche del Presidente della Regione, in cui egli ha detto “non ci sono problemi, lasciate che i pargoli vengano a me”, quindi, non preoccupatevi voi dipendenti della formazione; sulla gestione, sul core businnes ci saranno nuovi ipotesi di lavoro; nella sostanza un nuovo proclama.
Alcuni dirigenti di enti parlano di licenziamenti, potrebbero essere mille o millecinquecento, dopo di che la settimana scorsa riscontriamo che, probabilmente, il ricorso alla cassa integrazione e a licenziamenti potrebbe essere per tremila unità, anzi dopo tre giorni viene corretto questo numero, probabilmente parliamo di tremilacinquecento unità lavorative”.
Ovviamente, dentro le aride cifre di possibili licenziamenti ci sono padri e madri di famiglie. Ci sono occupati destinati a fare il salto nel baratro della disoccupazione.
Mentre, “il comparto della formazione – continua D’Asero – è un mondo molto articolato, complesso, delicato, che richiede sicuramente una grande ristrutturazione, una svolta, c’è bisogno di capire che ci sono due tempi: uno dell’emergenza e uno della ragione per la svolta, per la programmazione diversa.
E’ stata fatta una commissione plenipotenziaria, con grandi sigle, ma dove evidentemente i risultati tarderanno ad arrivare, atteso che ancora deve avviare la sua attività”.
Torniamo all’acqua sporca e al bambino.
“In questo settore – conclude – c’è anche una grande confusione, dove ci sono degli enti che meritano di essere censurati, ed enti che, invece, meritano di essere rispettati; ed è stata fatta una grande accusa generalizzata che porta, nella sostanza, ad uno stato di difficoltà che vede alcuni enti in regola con rendiconti ancora da definire, che vede anticipazioni ancora da ricevere e che vede l’altra parte del cosiddetto ‘Obbligo formativo’ che, ancora, deve avere le relative anticipazioni. Quindi, un mondo che mi onoro di difendere e che è il mondo cattolico, che ha svolto negli anni un’azione di grande serietà, con grandi risultati, che ha visto una grande azione lineare sotto il profilo gestionale e che, di fatto, viene denigrata al pari di altri enti che il loro dovere non hanno perfettamente realizzato.
E’ giunto il momento che questo Parlamento prenda atto della situazione e veda come rispondere perché comunque questo è il primo tassello di un mosaico che diventa esplosivo.
C’è una tensione sociale, si reca agli sportelli gente che non prende stipendi da un anno, da sei mesi, da otto mesi, da un anno e mezzo. Se noi vogliamo essere sordi, amici e colleghi, davanti a questo problema sappiate che questo è il viatico, il percorso che porta a quella politica negativa che tutti condanniamo ma che, nei fatti, però, dovremmo tentare di ostacolare per favorire la politica dei fatti, che deve essere determinata da risposte concrete e da azioni comuni in maniera coesa, a prescindere dalle appartenenze politiche. Quando ci sono obiettivi seri da raggiungere dobbiamo ritrovarci tutti assieme”.