Il giornalista non può e non deve scrivere solo il risultato della votazione: 8 si, 17 astenuti e 5 assenti, quello lo fa il segretario di seduta.
Il giornalista ha il dovere di scrivere come a quei numeri ci si è arrivati; quali sono stati i passaggi che hanno portato a quella determinazione; quali gli scontri, quali gli incontri e/o i compromessi che hanno determinato quelle risultanze e quelle posizioni, che molto spesso non è conseguenziale se non in contraddizione con quello che si era detto o affermato prima.
Accusare la stampa di aver fatto questo, che è il proprio dovere, è insensato.
Soprattutto quando gli accusatori, molto spesso, percorrono una strada prima all’andata e poi al ritorno; si fermano a metà; ne saltano una parte oppure procedendo a zig zag; a marcia indietro e a volte anche a tantoni (per usare eufemismi).
La mia non è una dichiarazione “per partito preso”, ovvero per difendere il collega e quindi la categoria.
Con il Direttore Franco Pullara o con l’editore Joseph Zambito, diverse volte, abbiamo avuto divergenze di opinioni e modi diversi di vedere le cose. Ma mai ho visto entrambi distorcere la notizia, modificarla, indirizzarla o usarla per scopi personali; per denigrare l’uno ed esaltare l’altro.
E’ il fatto, l’azione, la dichiarazione e quindi la NOTIZIA che è pro o contro, non il giornalista.
Ognuno è responsabile delle proprie azioni, sia esso giornalista, sindaco o consigliere comunale, e di questo deve prima rispondere alla sua coscienza e dopo (o comunque in contemporanea) ai propri (e)lettori. I cittadini o il popolo sovrano che dir si voglia, che oltre ad andare a dipingere lo spartitraffico o pulire il Parco dio Giufà ( cosa nobile buona e giusta), dovrebbero anche presenziare le sedi istituzionali, partecipare ai consigli comunali, e pretendere che ognuno faccia in fondo, con coscienza e per davvero, il proprio compito.
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