Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comitato Beni Comuni.
“Pensiamo che sia giunto proprio il momento di cercare realmente di risolvere alla radice un problema che si trascina nella nostra città da parecchi anni: il randagismo.
Cercheremo di mettere a fuoco alcune delle azioni che possono finalmente modificare la situazione insostenibile alla quale si è giunti e che ci sentiamo di suggerire all’amministrazione.
Che il problema sul fronte animalista sia una priorità è ormai acclarato: ci sono state diverse segnalazioni ai Vigili Urbani, al Comune e alla ASL di episodi incresciosi che hanno visto cittadini, anche bambini, protagonisti di incontri ravvicinati con branchi di cani potenzialmente pericolosi: alcuni di questi sono avvenuti addirittura in pieno centro ed in orari tardo serali e potevano malauguratamente creare conseguenze gravi ed irreparabili. D’altro canto, ci si deve pure soffermare sul dato che è frequente imbattersi in cani randagi, denutriti e alla ricerca di cibo, sbandati e alla mercé delle auto, che non di rado vengono investiti dalle stesse; così come è possibile avvistare cuccioli, piccolissimi ed affamati, smarriti o in compagnia di cagne debilitate.
Precisiamo che, pur essendo il Sindaco competente in materia di igiene e sicurezza cittadina, per cui ha l’obbligo di chiedere l’intervento del servizio veterinario della ASL per l’accalappiamento, è compito di quest’ultimo provvedere in termini operativi. Ma è pur vero che, senza una programmazione sulla destinazione e sul futuro dei cani accalappiati, non si può procedere ad una massiva operazione di accalappiamento. Né sarebbe convincente il ricovero continuo, come è finora avvenuto in parte, a spese del Comune, dei cani in canili rifugio molto lontani dalla nostra città, dove il controllo sul loro stato risulterebbe difficoltoso e discontinuo, oltre a non assicurare la stazionarietà di una spesa di gestione che deve essere, tra gli altri, uno degli obiettivi da raggiungere. Per tutto questo noi del Comitato Beni Comuni riteniamo che si possa uscire definitivamente da questo cul de sac con due soluzioni: canili o randagismo controllato.
Soluzione “canile comunale”:
1. Costruzione di un canile comunale (il Prg lo prevede d’obbligo) con un numero massimo di 200 ospiti, dotato di una sezione che funga da canile sanitario e di una da canile-rifugio. Tale canile rifugio dovrà essere allocato non troppo lontano dalla città e dotato di una amplissima estensione di terreno a godimento delle necessità vitali di movimento degli animali. Il ricovero riguarderà prevalentemente o quasi esclusivamente cani randagi presenti ricorrentemente nelle zone residenziali ed abitative.
2. Affidamento della gestione del canile a terzi, preferibilmente cooperativa giovanile. In ogni caso nella convenzione da stipulare con il Comune dovrà prevedersi la possibilità da parte anche delle associazioni ambientaliste di effettuare una funzione di controllo e l’apertura obbligatoria al pubblico.
3. Ritiro dei cani, attualmente presso strutture di altre città e che siano a carico finanziario del nostro Comune e loro ricovero nel nuovo canile comunale, al fine di ottimizzare la spesa per il loro mantenimento.
4. Istituire uno studio che permetta un monitoraggio della situazione demografica canina su tutto il territorio comunale, al fine di garantire una visione completa della questione.
5. Avvio di una campagna di adozioni dei cani del canile da parte di privati cittadini. Questo punto è essenziale per la tutela dei diritti degli animali e consente il contenimento della spesa. A regime, cioè, ci dovrà essere una uguaglianza tra il numero dei cani che vengono ricoverati nel canile ed il numero di quelli che vengono adottati. Tale campagna dovrà essere supportata da azioni pubblicistiche di sensibilizzazione da prevedersi nella convenzione.
Soluzione “randagismo controllato”:
1. Previsione della figura del “cane libero accudito” e del “cane libero di quartiere” contestualmente all’avvio di una campagna di adozioni degnamente promossa e pubblicizzata.
2. Rafforzamento delle azioni mirate al rispetto delle normative circa il maltrattamento (ad esempio l’omessa cura, la violenza, l’abbandono e la detenzione forzata), l’anagrafe canina e felina, l’applicazione di microchip e l’igiene pubblica (deiezioni). Ricordiamo che sull’abbandono degli animali si è innestato un giro di affari stimato intorno ai 500 milioni di euro che ha fatto la fortuna di alcuni privati senza scrupoli. Chi abbandona un animale commette un reato punibile penalmente in base alla nuova Legge 189/04.
3. Avvio della campagna sterilizzazione dei randagi, compatibilmente con le indicazioni delle associazioni animaliste, solo ed esclusivamente se le precedenti azioni illustrate non dimostrassero alcuna efficacia.
Il problema del randagismo può essere affrontato serenamente e senza facili allarmismi. Quasi tutte le grandi città italiane sono provviste almeno di un canile comunale o sanitario: proprio il canile municipale è il luogo ove il padrone cerca il proprio cane smarrito ed è, ancora, al canile più noto in città (generalmente quello comunale) che si adotta uno sfortunato quattrozampe.
Comunque sarà necessario in futuro un’integrazione delle leggi vigenti, prevedendo misure efficaci di contrasto alla diffusione del randagismo e dall’altro vincoli e controlli sui canili che spesso sono autentici “lager”.
Spetterà ora al nostro Sindaco – prof. Rosario Manganella – attuare con celerità delle soluzioni fattive, affinché si possa un problema che da troppo tempo viene erroneamente accantonato”.
Il Comitato Beni Comuni di Favara
Il coordinatore Massimo Centineo
Sicilia ON Press. Tutti i diritti riservati. Testata giornalistica registrata al Tribunale di Agrigento al n. 314 del 10/01/2013. Direttore: Franco Pullara. Società editrice: SE.CO.FORM. S.R.L.
Sito creato da Salvo Vinciguerra Architetto.