Il mondo della formazione, si sa, in Sicilia è molto complesso. Tanto che l’Amministrazione Regionale, ha avuto la lodevole intenzione – anche se su sollecitazione imperativa della Comunità Europea – di creare una superpiattaforma informatica, chiamata Faros, con lo scopo di monitorare l’esecuzione dei progetti . Naturalmente, un simile obiettivo ha comportato un investimento milionario, che sarebbe stato sicuramente più che giustificato se lo strumento fosse stato sviluppato in modo consono rispetto alle aspettative.
Quello che posso dire, però, è che, grazie ai potenti mezzi di Faros, da un paio di settimane mi ritrovo in una situazione a dir poco surreale: andiamoci con ordine e vediamo di capire cos’è successo in questi ultimi mesi.
Tutti gli Enti che svolgono attività finanziata dal famoso Avviso 20, sono tenuti a caricare quotidianamente su Faros le presenze degli allievi, la scansione dei registri didattici e altre informazioni necessarie al monitoraggio degli stati di avanzamento dei progetti. Alla fine di Aprile, improvvisamente, il sistema FAROS divenne irraggiungibile e nessun Ente riuscì più a rispettare gli adempimenti di caricamento dei dati. Nessuna spiegazione per molto tempo, fino a quando, l’8 di Maggio, un comunicato scheletrico, pubblicato sul sito dell’Assessorato all’Istruzione e Formazione, informò ufficialmente che li sistema Faros, insieme con il gemello Caronte, era temporaneamente non fruibile per non meglio precisati motivi tecnici. Nel frattempo, il lavoro di caricamento dei dati era ovviamente sospeso e gli arretrati da caricare si accumulavano a ritmo vertiginoso. Finalmente, il 16 di Maggio un altro comunicato informa che Faros è stato riattivato, dopodiché, essendo preso d’assalto da tutti gli Enti che cercavano di smaltire il lavoro arretrato, va immediatamente in tilt per sovraccarico, tanto che il 20 maggio, finalmente, un nuovo comunicato informa che è stato sistemato tutto. Lo stesso 20 maggio un comunicato, pubblicato sul sito del Fondo Sociale siciliano, impone un monitoraggio straordinario, attraverso il sistema FAROS, con scadenza il giorno 23. Come si svolge un monitoraggio? Naturalmente, tutti i dati aggiornati devono essere caricati dagli Enti su FAROS, dopodiché occorre stampare dei modelli che vengono generati dal sistema stesso e poi passarli allo scanner dopo che sono stati firmati dal Rappresentante Legale dell’Ente e dal REO (il responsabile del caricamento) e ricaricarli su FAROS, oltre che consegnarne la copia cartacea in Assessorato. Ovvio che la tempistica prefigura una “Mission Impossible”, tanto che subito dopo un nuovo comunicato proroga la scadenza al 27 di maggio. A costo di notevoli sacrifici, vista la lentezza del sistema che era preso d’assalto da tutti gli Enti che cercavano di caricare disperatamente i dati, si arriva alla stampa dei modelli e si scopre che alcuni di essi riportano dati non corretti. Gli Enti fanno le dovute segnalazioni all’Assistenza Tecnica, ciascun REO scrive una dettagliata relazione su tali inesattezze, generate autonomamente dal sistema senza nessuna possibilità di intervento da parte nostra, e le allega alle stampe che vengono poi trasmesse in Assessorato sia per via telematica che cartacea.
A questo punto inizia la parte kafkiana: Il monitoraggio di un progetto deve essere validato dall’Unità di Monitoraggio e Controllo dell’Assessorato e in assenza di tale validazione un Ente non può richiedere le anticipazioni sullo stato di avanzamento dei progetti. Per parecchi Enti, su tutti i monitoraggi presentati, alcuni vengono validati mentre altri restano in una specie di limbo di progetti “in attesa di validazione”. Passano alcuni giorni, poi, visto il prolungarsi della situazione, qualcuno inizia a recarsi in Assessorato e scopre che i monitoraggi in sospeso non vengono validati perché le stampe riportano dati errati. Si sapeva che in quelle stampe vi erano dati errati, era stato pure comunicato, sia all’Assistenza Tecnica che in Assessorato, ma la cosa più allucinante ancora deve venire fuori: l’Unità di monitoraggio e controllo non valida perché, possedendo una stampa con i dati corretti, generata anche essa da Faros, ma riservata ai pochi intimi dell’UMC, rileva le stesse discordanze che gli Enti già a suo tempo avevano rilevato e segnalato.
In sostanza un Ente si ritrova imputato di avere trasmesso dati errati, che sono stati generati dal sistema FAROS, mentre l’UMC dell’Assessorato si ritrova a non validare perché è in possesso dei dati corretti, generati anch’essi dallo stesso sistema. Una domanda: siamo su scherzi a parte? Com’è che lo stesso database di FAROS genera dati errati quando deve produrre le stampe che devono essere sottoscritte dagli Enti e poi genera dati corretti ad uso dell’UMC che di conseguenza non valida i monitoraggi? Parlando in linguaggio informatico si potrebbe dire che il database di FAROS non è normalizzato e quindi l’applicazione è di scadente qualità e sarebbe il caso di far causa a chi l’ha realizzata e farsi ridare indietro i milioni spesi.
Alla fine, quando ormai la tensione è altissima, l’Assistenza Tecnica, tempestata da mail di chi chiede la rettifica dei modelli errati, invia una mail in cui seraficamente comunica: “Gentile REO, vi informiamo che il problema relativo alle ore conteggiate in più è stato risolto, come potete verificare visualizzando l’anteprima, e che i dati riportati nella dichiarazione intermedia di attività precedentemente generata permangono in quanto la stessa è stata salvata e non può essere rigenerata…..”. Insomma, come si suol dire, “cornuti e mazziati”. L’assistenza tecnica riconosce di avere commesso un errore grossolano, dice di avere rimesso le cose a posto, ma di ristampare il monitoraggio con i dati corretti non se ne parla neanche. Magari sarà per la prossima volta…
Sembra una barzelletta, ma parlando da un altro punto di vista, quello della responsabilità politica di chi detta gli indirizzi operativi, si deve rimarcare che questo si traduce nella mancata erogazione di tranche di finanziamento spettanti per commesse eseguite più che regolarmente, che viene ritardata non si sa per quanto tempo a causa di un gioco delle parti fra vari organi dell’Amministrazione al quale gli Enti sono del tutto estranei e impotenti a porre rimedio. E’ bene ricordare che centinaia di famiglie sono in attesa della sentenza di questo gioco surreale, non per la curiosità di sapere come va a finire ma per sapere se nei prossimi mesi potranno mangiare o dovranno continuare a tirare la cinghia.
Intanto, pare che i webmster della Formazione si stiano organizzando: date le performance di Faaros, stanno lanciando una sfida, creare loro stessi una piattaforma Open Source, “Open Faros”, che abbia le stesse funzionalità di Faros oltre qualcuna in più, e che soprattutto funzioni senza gli errori e i bug dell’originale, e offrirla gratuitamente all’Amministrazione. Certo che se ciò si realizzerà davvero – e abbiamo informazioni più che rassicuranti al riguardo – l’Amministrazione potrà risparmiare una cifra milionaria e monitorare le attività formative in modo efficace.
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