Umberto Eco ricordò in una occasione, che “comunicare e informare – si legge in “Sparpagliati” – sono due concetti distinti ma della stessa realtà. L’informazione è un passaggio unidirezionale, viene intesa come un insieme di dati che ha un valore per chi la riceve. E’ utile ed apporta un aumento della conoscenza.
La comunicazione, invece, può essere intesa come una forma di relazione che si instaura tra gli individui, i quali costruiscono significati con cui muoversi nell’ambiente sociale. A differenza dell’informazione, la comunicazione prevede dunque un processo di cooperazione. Nella comunicazione interpersonale gli attori sociali sono coinvolti in un processo circolare in cui si influenzano a vicenda, negoziando contenuti e forme della propria comunicazione in base alle risposte dell’interlocutore”.
La politica, specie quella della sinistra, almeno fino agli anni settanta più che informare, comunicava e coinvolgeva l’elettorato. Dagli anni settanta ad oggi il fenomeno si è affievolito, regalando spazio all’informazione, spesso, rigorosamente unidirezionale e strumentalizzata.
La casta ha voluto prendere le distanze dal popolo e quest’ultimo non se n’è curato. Questo finché il grasso è colato per tutti. Oggi, nel pieno di una crisi economica, quando di grasso sembra sia rimasto solo quello della casta politica, il popolo inizia a preoccuparsi e a vigilare. E’ chiaro che c’è allarme sociale. La politica dovrebbe ritornare a preferire la comunicazione . Le bollette del servizio idrico o di quello di igiene ambientale sono il risultato di oltre sessanta anni di errori e di orrori degli amministratori pubblici. Affrontarne l’argomento solo focalizzando il recente e come guardare la punta dell’ iceberg, ignorando tutto il resto.
Nella nostra Isola si pagano le tasse ma non si hanno servizi adeguati e finché, dicevamo, c’era grasso per tutti, poteva passare. Non passa adesso, ché si fa la scelta tra mangiare o pagare la bolletta. L’informazione non basta più, occorrerebbe, invece, stabilire il dialogo con la gente e progettare con la gente servizi diversi e meno costosi. La casta deve rassegnarsi a condividere con il popolo il particolare momento di difficoltà. Non è tempo per rincorrere interessi personali, ché la gente è seriamente preoccupata, disperata e furiosa. Intanto, vorrebbe essere coinvolta e partecipare alle scelte sia pure dolorose che dovrà affrontare.
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