di Gaetano Marino
Ogni tanto mi diverto a visitare virtualmente un Paese straniero grazie a Google Earth. Stasera, per stemperare la tensione che monta sempre più, dal momento che i giorni passano e né sul sito dell’Assessorato all’Istruzione né su quello del Fondo Sociale viene pubblicato il comunicato formale promesso, nel tavolo trilaterale del 21, per il 24 giugno, cerco di liberare la mente con un bel viaggio virtuale… lancio il programma, con un paio di colpi di mouse faccio ruotare per bene la terra e poi zoom a casaccio… dove sarò andato a finire? Ingrandisco sempre più, finchè appaiono i nomi delle località e mi rendo conto di essere capitato proprio nel centro di Bruxelles. Do un’occhiata alla città, incuriosito, poi un pensiero comincia a insinuarsi sempre più nella mia mente: “Ma a Bruxelles, che idee si fanno sulla Sicilia?” Ci rimugino un po’ e, per immaginarmi una risposta, cerco di mettere insieme tutti i pezzi dei ragionamenti che stavo facendo prima. La prima considerazione è ovvia, nei nostri discorsi non amiamo essere sintetici e andare subito al sodo, se continuiamo a definire un avviso che si potrebbe chiamare semplicemente “Avviso 20” col lunghissimo nome di “Avviso sui Percorsi formativi per il rafforzamento dell’occupabilità della forza lavoro siciliana periodo 2012/2014”. Probabilmente a Bruxelles si saranno fatti l’idea che invece di dire “pane”, i Siciliani amino parlare di “impasto di farina e acqua lasciato lievitare e poi cotto in forno ad alta temperatura” e altre amenità del genere. Poi metto a fuoco le ultime situazioni, i tavoli trilaterali, i comunicati sindacali e via dicendo e, man mano che i puzzle si vanno componendo, mi rendo conto di quanto saranno esterrefatti, a questo punto, nella bella capitale belga. Per proseguire più speditamente nell’esposizione farei una convenzione: visto che il numero 20 non deve essere scritto da nessuna parte e la dicitura alternativa è troppo lunga, nel seguito non userò più le cifre arabe per indicare l’avviso, ma utilizzerò quelle romane, XX, che oltre a significare venti possono essere anche lette, profeticamente, come doppia incognita. Del resto, tutto ciò che è arabo, si sa, fa parte della cultura indigena dei Siciliani, probabilmente se usiamo i numeri arabi veniamo visti come quelli che dicono pure i numeri in dialetto, mentre quello che viene da Roma sà di continente, è scritto in perfetto Italiano e sicuramente è più alla moda. L’Avviso XX prevede una progettazione con dei “pacchetti” a livello provinciale per ambiti formativi, i quali ultimi sono la formazione per i giovani (FORGIO), quella per ambiti speciali (FAS), che riguarda le fasce deboli e i servizi di supporto alle stesse, e la formazione dei lavoratori occupati, nell’ambito FP. Un pacchetto formativo è composto dall’insieme di più corsi, tutti nella stessa provincia e nello stesso ambito. I pacchetti formativi, inoltre, si distinguono in due tipologie, pacchetti base e pacchetti sviluppo. L’avviso XX precisa pure che tutti possono presentare pacchetti base, sia pure con vincoli circa il numero di ore derivanti dall’esperienza pregressa, mentre solo gli Enti che hanno determinate caratteristiche e sono stati già destinatari di finanziamenti possono presentare pacchetti sviluppo. In sostanza, un pacchetto formativo è identificato da quattro indicatori: Ente, Provincia, Ambito (Forgio, FAS o FP) e Tipologia (base o sviluppo). L’Avviso, a questo punto, prende in prestito dalla meccanica quantistica un noto principio, quello di esclusione di Pauli, che afferma che due particelle identiche non possono occupare simultaneamente lo stesso stato quantico, e lo adatta ai pacchetti formativi, disponendo che due pacchetti formativi non possono avere tutti e quattro gli indicatori uguali. In sodoni, un Ente con esperienza che opera su tutte le nove province è stato legittimato a presentare (e ha dovuto produrre) 1x9x3x2=54 progetti.
Questo porta alla ovvia considerazione che l’offerta formativa di un Ente è suddivisa in molti pacchetti formativi, ciascuno con un piccolo numero di corsi e, di conseguenza, con un numero relativamente esiguo di ore. Ciascun corso all’interno di un progetto ha una durata ben determinata dall’Avviso: i corsi FORGIO hanno durata minima di 700 ore emassima di 900, mentre i FAS hanno durata minima di 450 ore e massima di 900 ore. Infine l’avviso prevede esplicitamente che un pacchetto formativo possa essere costituito da un solo corso con il minimo di ore richieste per l’ambito formativo in questione.
L’esito della valutazione dei progetti ha prodotto cinque allegati: I progetti ammessi e finanziati, quelli ammessi ma non finanziati per mancanza di risorse, quelli esclusi per punteggio insufficiente, quelli non ammessi a valutazione e il quadro delle risorse finanziarie. Nelle graduatorie, sono stati mischiati i pacchetti base e sviluppo mentre sono stati mantenuti distinti province e ambiti.
L’avviso prevede esplicitamente la possibilità di scorrimento delle graduatorie, e quindi la possibilità di finanziare, se si liberano risorse, alcuni dei pacchetti formativi ammessi ma non finanziati.
Visto che l’avviso è triennale, è presente una clausola che prevede che ogni anno il fabbisogno possa essere rideterminato, cosa sulla quale quest’anno il Governo Crocetta sta molto parlando.
Il Dipartimento dell’Istruzione ha rideterminato il fabbisogno e si è reso conto che quest’anno non è necessario attivare l’ambito FP, quindi è più che legittimo che si eliminino le ore ad esso relative, anche in tutte le province. Ma se in un tavolo trilaterale si decide di stralciare l’FP e di fare poi per essa un bando a parte, penso che i poveri burocrati di Bruxelles non ci capiranno molto: delle due l’una, se c’è il fabbisogno hai già l’Avviso XX che ti consente di mettere in cantiere immediatamente gli interventi, se il fabbisogno non c’è non si capisce perché devi fare un altro bando!
Sorrido al pensiero delle loro facce stravolte nella nebbia perenne della capitale Belga ma, continuando a focalizzare i pensieri, mi rendo conto che il bello deve ancora venire: Negli accordi, riferiti ad oggi solo dai giornali e dai comunicati dei sindacati, si parla di un taglio lineare di non più del 10% per gli ambiti FORGIO e FAS. Immagino le facce dei poveretti, quando tenteranno di comprendere come si fa a conciliare un taglio lineare con una graduatoria approvata e con un meccanismo, previsto dall’Avviso, che prevede scorrimenti di graduatorie. Se si taglia, l’Avviso XX prevede due modalità: l’esclusione dal rifinanziamento dei pacchetti formativi revocati e degli Enti che non hanno rispettato le prescrizioni imposte dall’Avviso, oppure la riduzione della copertura finanziaria. Ora, un pacchetto formativo è un progetto che comprende più corsi, e l’avviso dice che in caso di revoca esso deve essere revocato per intero, nel qual caso occorre scorrere le graduatorie. Se la copertura finanziaria si riduce, occorre anche in questo caso prendere le graduatorie e tagliare i pacchetti formativi più in basso. Il taglio lineare non è proprio previsto da nessuna parte, anche perché la sua applicazione nella pratica può portare a risultati bizzarri, riducendo le ore dei corsi oltre i limiti minimi previsti dall’Avviso XX. In pratica, se un pacchetto formativo FORGIO è composto da un solo corso di 700 ore, il taglio del 10% lo porterebbe a 630 ore. Ma un simile corso non non è ammissibile, perché è al di fuori dalla fascia 700-900 ore prevista per il FORGIO e in questo caso il taglio sarebbe del 100% e non del 10%. Ma anche in un pacchetto composto da 3 o 4 corsi il taglio reale sarebbe molto più del 10% previsto, a causa dei resti di ore inutilizzabili che ne deriverebbero. A questo punto, immagino i funzionari di Bruxelles boccheggianti e inebetiti e anche spaventati dalla valanga dei ricorsi che sicuramente gli Enti più in alto nelle graduatorie proporrebbero contro un simile meccanismo di taglio lineare.
Ma non penso solo ai funzionari di Bruxelles. A questo punto penso anche a tutti i dipendenti della Formazione che possono sperare di ricevere gli stipendi solo se entro 40 giorni verranno avviati i corsi e penso al vecchio vizio tolemaico della classe dirigente siciliana che pensa di essere al centro dell’Universo e non in Europa e quindi di potere fare e disfare quello che più ritiene opportuno. E penso quanto sia pericolosa questa presunzione nel momento in cui la si applica all’utilizzo dei fondi comunitari, che sono una opportunità troppo importante per l’Isola e non possono essere messi a rischio da operazioni non conformi alle logiche dei Fondi Strutturali e alle regole imposte da Bruxelles.
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