Nessuna spiegazione potrà colmare la gravità del gesto definitivo del formatore di Alcamo che ha deciso di togliersi la vita. Ma nessuna spiegazione assolverà le omissioni, le inadempienze e l’indifferenza che hanno accompagnato una vertenza eccezionale come quella della formazione professionale in un contesto di ostilità per gli scandali il cui conto è stato pagato dalla parte più debole degli operatori e magari la più operosa.
Nella terra delle persone speciali, come li ha definiti il Principe di Salina nel Gattopardo, tutto ci scivola addosso persino il dramma delle famiglie degli operatori della formazione che impoveriscono lavorando in un sistema che di volta in volta viene accusato dagli stessi protagonisti che ne hanno esclusivo vantaggio.
Una vertenza eccezionale, dicevamo, in un sistema eccezionale dove gli arbitri fanno i giocatori e i lavoratori non sanno in quale campionato sono capitati. Enti che fanno impresa, ma che non rischiano nulla. Governi che chiamano rivoluzione l’immissione di nuovi soggetti nel sistema formativo, in nome di un mercato del lavoro prodotto dalla spesa pubblica e dalla politica per cui è rachitico, depresso, mortificante. Un gesto disperato, come disperante e l’aria di incertezza in cui versano i lavoratori precipitati in uno stato di precarietà dove ogni adempimento segue tempi e gestione del tutto autonomi dalla efficacia e dalla efficienza che la pubblica amministrazione deve assicurare. Ma la cosa più terribile è che il non sistema formativo di disorganizzazione “organizzata” metabolizzerà anche questo suicidio, che seppellirà con promesse di cambiamenti repentini, con spiegazione sociologiche e forse con la riscossione, una tantum, degli stipendi arretrati, per cui quel grido di dolore tornerà un fatto privato.
Nessuno vuol rivendicare l’unica, autentica, rivoluzione il pagamento delle retribuzioni ai lavoratori della formazione alla scadenza naturale. L’ovvio che diventa rivoluzionario in un sistema formativo di “ liberismo assistito” con la missione di formare al lavoro ragazzi i cui padri formatori hanno un lavoro incertamente stabile.
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Suicidio del formatore di Alcamo: una vera e propria denuncia
By joseph.zambito2 Minuti di lettura
4 commenti
Politici, Presidente Crocetta, Assessore al Lavoro,dirigenti e responsabili dei nostri soldi, formatore da 10 mesi senza stipendio e senza dignità. Morente ma non morto. Avete sulla vostra coscienza questo nostro “onorevole collega” ma anche la sorte di migliaia di colleghi in sofferenza. Fate presto per i nostri stipendi. Arrestate e imprigionate i ladri ma non fate perire la gente. Aldo addio.
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Dolore e rabbia e voglia di silenzio. Spegnete i grammofoni ed i megafoni per gridare contro nemici inesistenti Meritatevi l’onere che vi siete assunti,