Siamo stanchi, inutile negarlo, di ricevere richieste di sms in favore di questa o di quella associazione, di richieste di aiuto per i poveri, eppure c’è chi li cerca. I Frati francescani cercano i poveri per aiutarli e per dare sollievo alle loro sofferenze. Si ammazzano di fatica nei campi per sfamare chi non ha nulla.
Qualche giorno fa mi sono trovato, per caso, presente ad una testimonianza che potrebbe essere un trattato di economia sulle fasce deboli della società civile. “Grazie al vostro aiuto in generi alimentari – diceva un poveruomo al frate – ho potuto acquistare gli attrezzi di lavoro e ho già guadagnato venti euro”. Aveva una scelta davanti a se: o sfamare la famiglia o acquistare gli attrezzi, chiaramente la scelta era obbligata fino a quando i francescani non lo hanno trovato ed assistito.
Cercare i poveri è una linea guida che Papa Francesco ha dato alla Chiesa. Regola rispettata per la vocazione francescana alla povertà e all’essere poveri tra i poveri. A Favara, il convento sulla collina San Francesco è diventato un punto di riferimento per tanta gente. Un punto di incontro, dove nessuno è escluso e tutti sono generosamente accolti.
Siciliaonpress ne parla spesso, ma siamo convinti di non stancarvi, ché è davvero importante per noi stessi avvicinarci alla Tenda del Padre Abramo e ai francescani, senza paura e senza la preoccupazione di portare qualcosa. Andarci per trovarsi a casa propria e tra persone che intendono la vita in modo assolutamente diverso da come la intendiamo noi. Vi assicuro che vi troverete benissimo. Non li troverete seduti a girarsi i pollici o a piangersi addosso, corrono come pazzi dalla cucina, per preparare i pasti per i loro ospiti, al giardino, dove tengono galline, conigli e capre.
Corrono perché sanno dove trovare i poveri e conoscono le loro urgenze. E i poveri sanno dove trovare aiuto.
Corrono perché lo ha chiesto Papa Francesco (Catechesi 18 Giugno) “Voi dovete andare fuori. Io non capisco le comunità cristiane che sono chiuse, in parrocchia. Voglio dirvi una cosa. Nel Vangelo è bello quel brano che ci parla del pastore che, quando torna all’ovile, si accorge che manca una pecora, lascia le 99 e va a cercarla, a cercarne una. Ma, fratelli e sorelle, noi ne abbiamo una; ci mancano le 99! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da loro! In questa cultura – diciamoci la verità – ne abbiamo soltanto una, siamo minoranza! E noi sentiamo il fervore, lo zelo apostolico di andare e uscire e trovare le altre 99? Questa è una responsabilità grande, e dobbiamo chiedere al Signore la grazia della generosità e il coraggio e la pazienza per uscire, per uscire ad annunziare il Vangelo. Ah, questo è difficile. E’ più facile restare a casa, con quell’unica pecorella! E’ più facile con quella pecorella, pettinarla, accarezzarla … ma noi preti, anche voi cristiani, tutti: il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecorelle; pastori! E quando una comunità è chiusa, sempre tra le stesse persone che parlano, questa comunità non è una comunità che dà vita.”
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