Terminata la sosta, il corteo riparte per dirigersi verso il luogo che i suprastanti hanno precedentemente scelto come nuovo sito dell’intera fattoria. Giunti sul posto, i vari personaggi agiscono secondo le loro ben precise mansioni, ovvero sistemando attrezzi, cucinando per i presenti e preparando tutto l’occorrente per trascorrere la notte. Mentre tutti si danno da fare, ovviamente, anche Nardu viene coinvolto per collaborare: gli vengono affidati vari incarichi che spesso consistono nell’assistere tutti coloro i quali si stanno adoperando per la sistemazione della masseria appena trasferita, dunque ancora disorganizzata. Ma Nardu, nel suo essere perennemente lagnusu, adempie i vari incarichi a suo modo: cerca, infatti, la legna da ardere, ma al posto di un fascio di legna riporta soltanto qualche rametto, oppure, in una scena divenuta ormai classica, recandosi a prendere l’acqua e trasportando al ritorno ‘a quartara quasi vuota, a metà percorso circa, sfinito, cade rovinosamente a terra rompendo il recipiente. E’ anche incaricato di tagliare l’erba del nuovo sito della masseria, ma nel toglierla da terra la sparpaglia ovunque. Gli ordinano di lavare ‘i vasceddi (contenitori utilizzati per contenere il formaggio) ma, al contrario, li scaraventa per terra o, da qualche anno a questa parte, molto spesso li scaglia sul numeroso pubblico presente che assiste indifeso ma divertito. Nella simulazione scenica, tutte le attività appena descritte si svolgono dalle prime ore mattutine a quelle serali di un unico giorno lavorativo. Infatti, la scena immediatamente successiva è quella della cena preparata sul posto, caratterizzata dall’uso degli abituali prodotti tipici, tra cui ovviamente gioca un ruolo da protagonista la ricotta: il piatto tipico della Pastorale è infatti la pasta con la ricotta e, in particolare, le lasagne con la ricotta, ovvero il tipo di pasta più semplice da preparare. Contemporaneamente alla vicenda principale della cena si svolgono alcune scene di contorno, come quella del ladro che viene sorpreso mentre ruba le arance, del sensale che tenta di truffare il compratore di un agnello o quella del cacciatore attento e concentrato nell’attesa che il coniglio esca dalla tana inseguito da un furetto. A tutte queste scene naturalmente, e col suo solito fare, partecipa anche Nardu con la sua proverbiale mimica. Una delle fasi più importanti della Pastorale è costituita proprio dal momento durante il quale si consuma la cena preparata dai pastori: si assiste, infatti, a una delle scene più belle e significative di tutta la rappresentazione, ovvero quella in cui la pasta scolata e condita viene servita in un unico recipiente (‘a maiddra) da cui l’intera comunità mangia, il tutto a ricordare che una volta “la tavola” era il luogo-momento che riuniva la famiglia. Nel frattempo Nardu, nel suo essere unico e ribelle, mangia da solo, continuando ostinatamente a gettare il cibo ovunque. Dopo il pasto è inscenato il momento del meritato riposo. Tutti i commensali si accingono a sdraiarsi sulla paglia, ma all’improvviso ecco apparire una figura minacciosa: il lupo (impersonato in maniera molto originale) che, dirigendosi lentamente verso un indifeso agnellino, pur con fare prudente e diffidente, poco prima di aver potuto afferrare la sua preda è ucciso dal cacciatore con un preciso colpo di fucile. Il rumore dello sparo desta tutti dal sonno e molti cercano di capire cosa sia successo. Tra questi anche Nardu, che è tra i primi ad accorrere sul posto e che tenta di procedere, alla sua maniera, allo scuoiamento del feroce animale. A questo punto termina la parte popolare e, per così dire, laica della Pastorale, che si conclude con scene rappresentative aventi connotazioni essenzialmente religiose e momenti celebrativi della festività della rivelazione del 6 gennaio, l’Epifania. Durante i convulsi momenti dell’uccisione del lupo, ecco apparire da lontano una stella che guida un angelo seguito da tre Cavalieri, che rappresentano tre re: sono, infatti, i tre re magi della tradizione biblica. La stella si va a fermare davanti a una grotta nelle vicinanze e l’angelo, a questo punto, invita tutti i pastori ad alzarsi per recarvisi poiché lì è appena avvenuto un fatto particolare. I pastori percepiscono subito che è successo qualcosa di straordinario, tanto che, attoniti, si guardano reciprocamente, ma sarà il solito Nardo che, arrivato per primo davanti alla grotta e a causa della forte emozione, sdrammatizzerà tale atmosfera cadendo a terra e rompendo la brocca (‘u bummulu) che teneva in mano: senza accorgersene, infatti, si era ritrovato nello stesso luogo dove poco prima era nato Gesù.
Antonio Fragapane
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