Rosaria Spataro
La strada che da Agrigento porta a Licata riporta ad immagini che appartengono al nostro essere isolani, all’essere siciliani, implicazione e riflesso di una connotazione che, senza bisogno di parlare, illustra cosa significa nascere, crescere e vivere qui.
Da un lato c’è il mare, bello, limpido, splendente e intensamente azzurro; dall’altro la campagna: aspra, solitaria, rude, inospitale. All’improvviso si comincia a scorgere un luccichio che non appartiene al mare, è distante, è prima ed è altro da quell’azzurro intenso: sono le coltivazioni in serra che ormai da parecchi anni caratterizzano parte di quel territorio, grandi distese di argento, in mezzo ai filari di vigna, riflettenti i raggi del sole che colpiscono ed attraggono l’attenzione del viaggiatore un po’ spiazzato da quelle distese bianche che a tratti sembrano essere parte naturale di quei terreni. La Sicilia è terra che produce, è terra che lavora; grandi spazi di terreno dedicati alle coltivazioni in serra che ormai rappresentano la principale forma di produzione della frutta e verdura che quotidianamente ritroviamo a tavola. Il lavoro agricolo, le coltivazioni, i raccolti rimandano ad immagini di contadini stanchi, spossati dalla fatica e madidi di sudore che, sotto il sole africano che illumina queste terre, cercano di portare a casa i frutti di un lavoro duro, impietoso e spesso poco remunerativo.
Il pensiero che a tali attività possa dedicarsi anche una donna è abbastanza lontano – per non dire assai improbabile – dal nostro concetto di lavoro femminile; a parte l’attività dedicata al telaio e all’uncinetto, che resiste fortemente nella mentalità isolana – solo da qualche tempo comprende ruoli ed incarichi più dignitosi nel pubblico e nel privato, ma senza discostarsi di molto dalla tradizione raramente si pensa ad una donna che liberamente ha deciso di dedicare la propria vita ed il proprio lavoro a madre terra.
Daniela Ortugno appartiene a pieno titolo alla “speciale” categoria delle donne che hanno deciso di entrare a fare parte della schiera degli imprenditori agricoli. Figlia di un territorio a forte vocazione agricola, malgrado uno splendido mare che non è riuscito a realizzare quella finalità turistica cui era forse più facilmente destinato, Daniela ha compreso che dedicarsi all’attività agricola poteva essere uno sbocco lavorativo atto a soddisfare l’esigenza di lavoro e la voglia di realizzare qualcosa di più di uno stipendio da portare a casa. Nessun legame precedente con la terra e tantomeno con l’imprenditoria, Daniela Ortugno, figlia di un ferroviere e di una impiegata, con una piccola esperienza in un’impresa che commercializzava prodotti ortofrutticoli per conto terzi, decide di diventare imprenditrice che in Sicilia e nella provincia di Agrigento significa divenire una “self-made woman” cioè una donna che si è fatta da se. E diversamente non potrebbe essere visto che Daniela, ad oggi, a quasi due anni dall’inizio dell’attività non ha ricevuto alcun tipo o forma di aiuto o sostentamento nelle forme di finanziamento agevolato dallo Stato o dalla Regione.
Costitutita alla fine del 2011 la Società Demetra Gold, di cui Daniela Ortugno è socio unico ed amministratore, inizia la sua attività vera e propria nel 2012 iniziando la produzione in serra di ortaggi destinati alla commercializzazione nei mercati del nord Italia ed in quelli europei, in special modo quelli inglesi, dove di fatto va la gran parte della produzione della Demetra Gold. Ubicata tra terra, cielo e mare l’azienda di Daniela Ortugno, si avvale della collaborazione di 11 operai (7 uomini e 4 donne – il tocco femminile è sempre necessario – sostiene Daniela), con contratto a tempo determinato ed un collaboratore che si occupa dell’aspetto “tecnologico” della processo produttivo essendo questo quasi interamente automatizzato. L’azienda produce per la gran parte pomodori e zucchine attraverso un sistema di coltivazione fuori suolo cioè avvalendosi di speciali strutture che consentono di ottenere un prodotto quasi del tutto immune da prodotti nocivi (quindi rientrante tra i prodotti al 100% naturali anche se non hanno ancora il riconoscimento di agricoltura biologica) e soprattutto super controllato dal momento della suo innesto nel terreno al momento della raccolta il prodotto viene nelle varie fasi sottoposto ad esami e prove di laboratorio che ne attestano la bontà e soprattutto l’assenza di sostanze chimiche dannose e nocive per la salute dei suoi consumatori.
“La qualità dei nostri prodotti – spiega Daniela – è alla base della nostra produzione poiché, ormai, in un mercato invaso da prodotti contaminati e spesso addirittura tossici, poterne garantire la tracciabilità e l’autenticità diviene fondamentale per potere soprattutto esportare il prodotto all’estero dove i nostri acquirenti sono particolarmente esigenti ed attenti alla qualità”.
Daniela Ortugno, 31 anni e uno splendido paio di occhi azzurri, ha ben chiaro quale debba essere il percorso che la sua azienda deve seguire per potersi affermare nell’ambito di un mercato vasto e difficile come quello della produzione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli; la qualità deve essere il fondamento su cui costruire tutto il processo produttivo nel quale la titolare cerca di coinvolgere anche emotivamente le persone che con lei lavorano nell’azienda cercando appunto di trasmettere ai suoi collaboratori la sua stessa passione e l’amore per il lavoro che lei in prima persona dedica all’attività; “se un’azienda funziona bene, produce, si afferma ed ha successo economico ed imprenditoriale ciò si riflette su tutta l’azienda, dal suo titolare all’ultimo dei collaboratori, se le cose vanno male vale lo stesso principio ed in quest’ottica che tutte le parti dell’azienda devono lavorare”.
L’azienda di Daniela cresce di mese in mese e di questo certo la titolare può solo ringraziare se stessa e la sua famiglia che in questa sfida ha creduto e ci ha messo tutto il suo impegno e tutte le sue forze e non solo quelle d’animo o della volontà ma anche quelle economiche poiché di sostegni, aiuti o simili non se ne è vista neanche l’ombra.
Start up, sostegno all’imprenditoria giovanile e all’imprenditoria femminile, aiuti alle imprese, microcredito…bla bla bla…leggi, leggine, decreti che restano lettera morta, carta straccia; nella pratica chi, come Daniela, decide di fare impresa deve attingere esclusivamente alle proprie risorse, morali, fisiche e soprattutto economiche dato che, come accertato dall’esperienza di Daniela, nessun istituto bancario è disposto a concedere mutui o prestiti in assenza di garanzie personali ed a nulla vale risultare idonei nelle graduatorie che assegnano i contributi: le banche non ne vogliono sapere e spesso e volentieri i famosi contributi svaniscono nel nulla perdendosi tra i mille rivoli di una burocrazia lenta, affaticata e improduttiva che così come assegna i contributi dopo mesi e mesi e a volte anni di attesa questi di fatto non vengono erogati a causa di ricorsi, errori e lentezze che di fatto annullano la reale concessione degli aiuti spettanti.
Solo la determinazione e la voglia di realizzare quanto iniziato ha permesso a Daniela di continuare il suo lavoro e far progredire la sua azienda, cercando nuovi mercati, nuove opportunità, facendo crescere la sua attività dal punto di vista tecnologico, utilizzando le innovazioni scientifiche senza tralasciare anzi implementando gli aspetti qualitativi, promuovendo la sua attività ed i suoi prodotti attraverso i nuovi canali della comunicazione (siti tematici, face book, …) e soprattutto guardando al domani, al futuro, allo sviluppo, alla crescita perché Daniela Ortugno, imprenditrice agricola non coltiva un sogno, ha un progetto da realizzare.
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1 commento
#Sicilia, #Agrigento – Donne che producono.
Altro esempio dell’ #Italia che non accetta sfascismo ed inefficienza.
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