Dott. Giacomo Lo Iacono Responsabile Provinciale Acliscuola-Anief
Le assurde logiche della burocrazia, il rapporto troppo alto tra organico di diritto e di fatto, prevarranno su quelle della funzionalità di un servizio pubblico essenziale quale è il diritto allo studio per gli alunni disabili. Nel prossimo biennio le regioni più penalizzate saranno Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): per evitare questo assurdo sbilanciamento sarebbe bastato tenere conto degli squilibri pregressi e applicare la percentuale del 70% rispetto all’organico regionale.
Gli errori del Ministero dell’Istruzione continuano a penalizzare le regioni del Sud: stavolta a rimetterci saranno gli alunni disabili, che nel prossimo biennio continueranno ad avere i loro insegnanti precari. Secondo quanto riportato dal quotidiano ‘Italia Oggi’, delle 22mila assunzioni di docenti sostegno programmate, attraverso il D.L. 104/13, addirittura l’80%, quasi 18mila, si effettueranno esclusivamente al Nord: a quelle del Centro rimarrà ben poco, ma soprattutto quelle del Sud rischiano di rimanere “a bocca asciutta”.
In alcune regioni, come Basilicata, Campania e Calabria, le immissioni in ruolo potrebbero infatti quasi saltare. Il motivo non sarebbe però quello che tutti possono immaginare, la mancanza di posti liberi, ma il rapporto troppo alto, attorno all’80%, tra organico di diritto e di fatto. Con il risultato che ancora una volta le assurde logiche della burocrazia prevarranno su quelle della funzionalità di un servizio pubblico essenziale quale è il diritto allo studio rivolto ai disabili.
Anief aveva annunciato questa possibilità già cinque mesi fa, denunciando la pubblicazione di “numeri pazzi al Miur sulla distribuzione dei nuovi posti in organico di diritto ai sensi del D.L. 104/13”. Il giovane sindacato era giunto a questa amara conclusione confrontando l’organico di sostegno di diritto e di fatto attivato nelle singole Regioni nel 2006/2007 e nel 2013/2014: dal confronto dei due organici, Anief aveva scoperto “che in questi sei anni non si è proceduto ad assumere in ruolo nel territorio regionale proporzionalmente ai criteri nazionali (aliquota 70%) fissati dal legislatore, per cui la situazione di partenza degli organici regionali appare squilibrata e falsata rispetto agli obiettivi di legge”.
Se si confrontano i dati programmatici delle assunzioni richieste dal Miur nel prossimo triennio – ha calcolato sempre l’Anief – si scopre che alla fine della ‘giostra’ Sud e Isole saranno nuovamente penalizzate perché avranno meno insegnanti di quelli che dovrebbero avere: ne mancheranno all’appello 881 in Sicilia, 710 in Campania, 382 in Puglia, 259 in Sardegna e 129 in Basilicata. E oggi questi dati diventano tangibili.
Proprio per evidenziare questa anomalia, Anief ha elaborato una nuova tabella, da dove risultano Regioni con organici stabilizzati superiori al 75% prima delle nuove assunzioni programmate (Campania con + 1.129) e Regioni con organici nettamente inferiori anche dopo le nuove assunzioni (Lombardia -1.191). Prevedendo che nel prossimo biennio, quando verranno assunti in ruolo prima 13.342 docenti di sostegno, nell’estate del 2014, e poi 8.895 in quella successiva, la forbice Nord–Sud sarebbe diventata ancora maggiore.
“È evidente – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il Meridione esce ancora una volta penalizzato dalle scelte cervellotiche del Ministero dell’Istruzione: per evitare questo sbilanciamento di assunzioni sarebbe bastato tenere conto degli squilibri pregressi e applicare la percentuale del 70% rispetto all’organico regionale”.
“Considerando poi che l’amministrazione su questo fronte è recidiva, poiché le assunzioni dovevano essere il doppio rispetto alle 26mila programmate in tre anni, per il Sud si preannuncia una vera beffa. Se le indiscrezioni della carta stampata dovessero rivelarsi corrette, nelle regioni con meno immissioni in ruolo si produrrà un servizio didattico contrassegnato da un’alta percentuale di docenti di sostegno che rimarranno precari. Costretti quasi sempre a cambiare scuola ogni anno e non garantendo quella continuità didattica che nel caso dell’apprendimento degli alunni disabili – conclude Pacifico – diventa elemento essenziale e cogente”.