Giuseppe Moscato
“C’è proprio da diseredare tutti. A due anni dal furto non solo il mio busto non è stato ricollocato, ma non ne parla più nessuno”.
Il Barone Antonio Mendola mi è apparso in sonno. Sguardo cupo, scuro in viso e visibilmente incazzato.
“Scusi Barone ma perché a me lo viene a dire, e per giunta durante la notte, proprio quando stavo prendendo sonno?”
Più infastidito che preoccupato per il mio disappunto, mi risponde a tono.
“Caro mio, siccome io sono morto e non posso certo fare un comunicato o indire una conferenza stampa, ti disturbo, perché vorrei che riproponessi l’articolo che hai fatto qualche mese dopo il furto del mio busto, ch emi è piaciuto ed è ancora attuale”.
Il Barone, evidentemente, anche dall’aldilà si tiene informato leggendo il giornale, (mi fa piacere). Mi porge una ingiallita copia del LA SICILIA del 21 aprile 2012.
“Visto che ti leggo! Dai ripubblicala”.
Inutile spiegargli che non posso riproporre la stessa notizia di 2 anni fa. Il giornale, giustamente pretende notizie fresche ed attuali.
“Più attuale di questo. Dopo due anni non è cambiato niente, ti pare poco”.
“Mi ha convito caro Barone, ecco il pezzo di due anni fa a mia firma sul quotidiano LA SICILIA. Ma secondo me per il busto dovrà ancora aspettare”.
LA SICILIA.
C’è proprio da diseredare tutti. Questo potrebbe essere stato il pensiero del Barone Antonio Mendola, filantropo e benefattore per antonomasia di Favara, quando ha saputo che i cuoi beneamati concittadini non hanno versato neanche un centesimo sul conto corrente destinato alla raccolta di fondi per rifare il suo busto bronzeo, trafugato qualche mese fa dal piedistallo, dinnanzi alla Biblioteca che porta il suo nome. Nessuno, proprio nessuno, a sei mesi dall’apertura del conto corrente, voluto dall’amministrazione comunale per raccogliere i soldi necessari per il rifacimento dell’effigie del barone, ha ritenuto giusto devolvere un seppur piccolo obolo in memoria dell’illustre concittadino. Neanche il sindaco, gli assessori, gli uomini di cultura che avevano in più occasione affermato che il busto del barone, al più presto doveva ritornare al suo posto. Conto corrente aperto perché, come aveva affermato il primo cittadino “è giusto che a rifare il busto contribuisca tutta la città”. Appello caduto nel vuoto in quanto all’indignazione per il furto non è seguita la generosità di un obolo per la nobile causa. Ma c’è di più. Qualche giorno fa il direttore dell’Ufficio postale, dove era stato aperto il conto, ha chiesto il pagamento delle spese di apertura e tenuta dello stesso conto che ammontano a circa 75 euro e nel quale, ripetiamo, nessuno ha versato un centesimo. E dire che il povero barone Antonio Mendola è, forse, il personaggio più illustre di Favara. A lui si deve la biblioteca comunale, il museo, l’opera pia Boccone del povero. Alla sua morte, avvenuta il 18 febbraio 1908, il filantropo non esitò un attimo a lasciare tutto ai suoi beneamati concittadini. La sua collezione di libri è tra le più preziose e uniche della Sicilia; i suoi palazzi e possedimenti sono stati utilizzati per fini sociali. Ma i cittadini per Lui non hanno sganciato neanche un centesimo, roba da diseredare tutti quanti.
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Giuseppe Moscato: "Il barone Antonio Mendola mi è apparso in sonno"
By vedisotto3 Minuti di lettura
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