Non sto facendo pubblicità gratuita a Lillo Stagno, ma la presenza in Piazza Cavour della sua bancarella, con “girasoli, simenza, noccioline”, ma vende pure palloncini e altri oggetti che hanno attirato nelle bancarelle tante generazioni di bambini, arricchisce il luogo e rappresenta, in qualche modo, la voglia di lavorare di chi il lavoro non ce l’ha come altri giovani che non hanno Santi in Paradiso. E quando il lavoro non c’è, si inventa per sbarcare il lunario.
Lillo si è inventato, meglio, ha rispolverato la sua bancarella, testimonianza del passato. Una bancarella che ha titolo per essere in piazza, anzi dovrebbe l’amministrazione agevolarne la presenza, apprezzata come è dai locali e dai turisti. Ha chiesto per vendere la sua “roba stinnuta” le necessarie autorizzazioni e vuole pagare l’occupazione del suolo pubblico.
Dovrebbero, l’amministrazione e gli uffici comunali preposti, aiutarlo, affiancarlo e sostenerlo, ché vuole inserirsi con le sue possibilità in un contesto economico positivo, realizzato grazie al coraggio di alcuni imprenditori che hanno investito nel centro storico, facendolo tornare il cuore palpitante della città, così come lo era in passato. E in passato, ha pensato Lillo, c’erano le bancarelle con i palloncini, “girasoli, simenza, noccioline”, trombette colorate, “quindi devo esserci pure io”.
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Appuntamento rispettato: Torna la Primavera e torna Lillo con la sua “Roba stinnuta, è mezza vinnuta”
By franco.pullara2 Minuti di lettura