L’avvicendamento delle dominazioni straniere, oltre a variare le dinamiche sociali, economiche e politiche dell’isola, determinarono delle continue evoluzioni nell’ambito dell’istituzione parlamento. Infatti, dal 1130, con l’instaurazione ufficiale della dominazione normanna in Sicilia da parte di Ruggero II, la sua sede non fu più itinerante, ma venne resa definitivamente stabile presso il celebre Palazzo dei Normanni a Palermo: sede che, tra l’altro, non fu più modificata, costituendo infatti ancora oggi il luogo politico siciliano per antonomasia.
Fu Federico II che per primo permise nell’assise suprema l’ingresso dei rappresentanti dell’allora società civile, non ancora strutturata nel successivo e determinante ceto borghese. Inoltre, fu durante la guerra del Vespro siciliano, esattamente il 3 aprile del 1282, che la bandiera gialla e rossa con la triscele al centro venne ufficialmente adottata dal parlamento, in tal modo decretandone la fortuna che, ancora oggi, la porta ad essere il vessillo, oltre che il simbolo, della Regione Siciliana. Preme in questa sede sottolineare come, già in piena epoca basso-medioevale, anticipando di secoli le principali istanze democratiche e partecipative, presenti in molti ordinamenti statali contemporanei, l’organo parlamentare siciliano avesse costituzionalmente il potere di eleggere il re, massima carica politica del tempo, e di controllare, divenendone garante, sia la corretta gestione della giustizia da parte degli organi competenti, che l’amministrazione statale gestita dagli ufficiali del regno. L’operatività parlamentare venne mantenuta nel corso dei secoli, anche se tra alti e bassi: infatti a periodi gloriosi e di importante attività politica, ne seguirono altri di minore rilievo istituzionale, come durante le dominazioni angioina (XIII sec.), aragonese (XIV sec.), spagnola (sec. XV-XVIII) e borbonica (XIX sec.).
Successivamente, furono i moti rivoluzionari e politici della metà dell’ottocento a far riacquisire un’indubbia centralità all’assise parlamentare, che, infatti, nel 1848 si riuniva nuovamente in un inedito Parlamento Generale di Sicilia, che decretò decaduta la dinastia borbonica nell’isola, consegnando, di fatto, la Sicilia ai Savoia. Infine, solo dopo un secolo di totale silenzio dei lavori d’aula e di una sua effettiva scomparsa dalla compagine istituzionale e politica siciliana, si assiste alla nascita, databile il 25 maggio del 1947, dell’attuale Assemblea Regionale Siciliana (ARS), composta, così com’è oggi, da novanta deputati eletti. L’istituzione di una rinnovata assise rappresentativa siciliana e la ripresa della relativa attività parlamentare risultano essere il frutto di particolari condizioni politiche, generate dai nuovi assetti istituzionali e diplomatici successivi alla fine del secondo conflitto mondiale, che portarono la Sicilia, un anno prima, ovvero il 15 maggio del 1946, ad essere decretata come un’autonomia regionale a statuto speciale.
La storia, quindi, dimostra come, in terra siciliana, l’esercizio della democrazia sia una prassi innestatasi nel tessuto politico dell’isola sin da tempi lontani, rappresentando un vero e proprio primato culturale, storico e sociale poco conosciuto, ma soprattutto poco valorizzato, sia in termini d’esperienza democratica acquisita, che sotto il profilo dell’indirizzo intrapreso nel precorrere i tempi. Anche se, a onor del vero, appare doveroso chiosare con l’indicazione di come, pur essendo trascorso quasi un millennio dall’istituzione dell’organo parlamentare in Sicilia, si abbia l’impressione che ci sia ancora molto “lavoro” da svolgere, sia in termini di perfezionamento dei valori della democrazia rappresentativa da dover considerare ed attuare, che in relazione all’uso, purtroppo molto spesso abuso, che si faccia dei poteri connessi a tale istituzione.
Antonio Fragapane
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