Fu in questo periodo di attenta analisi del fenomeno “puparo” (metà dell’800) che si iniziò ad affermare che l’anima dei pupi divenne l’espressione dei sentimenti e delle aspirazioni di giustizia di una classe sociale (Li Gotti): tale, infatti, fu la loro influenza sui sentimenti di libertà e giustizia avvertiti dal popolo, che si ebbero delle rappresentazioni nelle quali si iniziò ad utilizzarli a scopo propagandistico, creando un vero e proprio parallelismo storico tra le vicende dei personaggi, che lottavano contro i saraceni, e quelle degli spettatori siciliani dell’epoca, impegnati nella guerra contro i Borboni per la liberazione della Sicilia padroneggiata dallo straniero. La partecipazione degli spettatori era tale che spesso si fischiavano i personaggi prepotenti ed oppressori, lanciando oggetti contro la struttura del piccolo palco, fino all’attuazione di episodi estremi, come quello di uno spettatore talmente preso dalla vicenda ed irritato dal comportamento di uno dei personaggi da sparare veri colpi di fucile contro il pupo che lo rappresentava.
I più caratteristici argomenti trattati dall’Opera dei pupi provengono da fonti letterarie che trattavano soggetti cavallereschi, ovvero le virtù eroiche e cortesi. Fonti principali delle rappresentazioni sono infatti Les chansons de geste, le vicende arturiane e l’intero ciclo carolingio, che dalle Chansons deriva nella sua interezza. Ma fu solo nel 1858 che i canovacci del Teatro dei pupi trovarono la loro collocazione unitaria in un vero e proprio “sistema letterario”, quando Giusto Lodico, maestro elementare dalla fine sensibilità culturale, concepì e realizzò un’opera in quattro volumi, intitolata Storia dei Paladini di Francia, la quale, fondendo le peculiarità principali dei più importanti poemi cavallereschi del ‘400 e del ‘500, rievoca le tante battaglie incorse tra cristiani e saraceni nella Spagna dell’VIII secolo d. C. , ed è oggi da considerare come la principale fonte letteraria dalla quale l’Opera dei pupi ha attinto le trame, le scene e gli intrighi: un vero e proprio punto di riferimento tematico imprescindibile per qualsiasi puparu.
Le vicende narrate e sceneggiate hanno per protagonisti i prima citati Orlando, Rinaldo, Angelica e Carlo Magno, e spesso le storie si riferiscono alle epiche vicende sublimate in opere come l’Orlando Innamorato del Boiardo, o l’Orlando Furioso dell’Ariosto o la Gerusalemme Liberata del Tasso. I protagonisti, infatti, sono eroi che incarnano la mitizzazione e la celebrazione del bene per determinarne l’affermazione sul male, in una rappresentazione netta dei ruoli e delle funzioni, tipica dei cicli epici in generale e di quelli cavallereschi in particolare. Ma i racconti non furono solamente legati alla tradizione cortese, infatti si hanno cronache di “rappresentazioni pupare” che sfociavano nell’attualità politica del momento storico, trattando i temi del brigantaggio o della nuova e diffusa criminalità sia contadina che urbana, ed utilizzando, quindi, l’Opera come uno strumento di denuncia e di attivismo civile.
Il Teatro dei pupi, col suo splendore scenico, con le emozioni romantiche che da sempre trasmette e con gli intrighi e i conflitti in esso raccontati, rappresenta un’allegoria dell’esistenza: è stato definito come la più invisibile delle guerre invisibili per la messinscena dell’eterno contrasto dell’uomo contro tutte le insidie che lo vogliono soggiogare, un messaggio universale sulla mai terminata ricerca del bene, in una continua e teatrale metafora dell’umana condizione.
Antonio Fragapane
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