La solidarietà all’Italia ed alla Sicilia la fanno le famiglie della gente comune che si accartocciano su se stesse, mentre le caste che hanno redditi da “lavoro” o da “pensione” da favola si rifiutano, resistono e ricorrono contro ogni tentativo di coinvolgimento nella compartecipazione ai sacrifici imposti agli altri.
La vicenda dei prepensionamenti ( con 52/53 anni a fronte dei 66/67 pretesi e attuati dalla Fornero), dei trattamenti pensionistici e del contributo di solidarietà richiesto agli apparati burocratici dell’amministrazione regionale, cioè di quella che tutti definiscono essere stati e sono uno dei principali fattori di frano dello sviluppo dell’economia siciliana, non fa più scandalo.
Ma costituisce una offesa grave per chi vive nella povertà relativa ed assoluta o che ha una pensione di “piombo” con la quale vede “affondare”, ogni giorno, la propria famiglia per la crisi senza fine che l’insegue.
I 90 deputati regionali di oggi non sono responsabili dei privilegi che i loro predecessori hanno concesso ai “REGIONALI” e nemmeno delle concessioni fatte a loro stessi.
Ma su questi 90 deputati pesano e peseranno le scelte che compiranno oggi per correggere una delle tante mostruosità di questa regione a statuto speciale che offriva ai suoi “regionali” più di quanto chiedeva il sindacato confederale per chi era al lavoro (7 mila euro al mese per un stenografista !?) ovvero un assegno di pensione mensile superiore all’ultimo stipendio goduto.
L’adeguamento a 240 mila euro l’anno ok.
Ma chiedere a chi ha una pensione di 50 mila euro l’anno un contributo di 30 euro al mese, a chi ne riceve 65 mila l’anno, 80 di euro al mese, a chi incassa tra 65 mila e 78 mila 155 euro al mese, nonché chiedere 1000 euro al mese a chi ne percepisce oltre 130 e sino a 160 mila, è una cosa intollerabile oppure una compartecipazione ai sacrifici, perché mentre c’è chi non ce la fa e soffre ogni giorno è giusto chiedere, a chi se la passa oltre che bene un atto di solidarietà?
La cosa non dipende dagli interessati ma dai deputati regionali che hanno il dovere di dare risposte alla parte più debole della società siciliana non continuando a mortificarla con la concessione di questi, fra i tanti altri privilegi ancora esistenti.
Piero Mangione
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