Yongman Kim. Persona praticamente sconosciuta in Italia, ma balzata agli onori della cronaca culturale isolana per un lascito senza precedenti. Yongman Kim è un cinefilo collezionista neworkese di origini coreane, il quale nel corso della sua vita e dei suoi innumerevoli viaggi in giro per il modo, ha creato una collezione di oltre 55.000 dvd di film d’essay: la Kim’s Video. Una tra le più grandi raccolte cinematografiche private al mondo, che a New York per la sua gestione impegnava undici negozi diversi e più di trecento persone addette con mansioni di ricercatore, archivista e curatore, e che costituisce un preziosissimo scrigno dentro il quale si conservano lavori cinematografici frutto delle più diverse sensibilità artistiche, opere rare, a volte introvabili, che rappresentano buona parte del c.d. “cinema d’impegno” o “cinema artistico” a livello mondiale.
Tale collezione appartiene adesso al Comune di Salemi, cittadina della provincia di Trapani, dove l’ex sindaco Vittorio Sgarbi e l’ex assessore alla creatività Oliviero Toscani, hanno dato un impulso culturale tale da farla spesso diventare oggetto d’interesse e fervore mediatico. Grazie all’azione di collegamento effettuata dalla fondazione Clio, il collezionista Kim e il Comune belicino hanno trovato un accordo mirato alla sistemazione della raccolta presso i locali dei Musei Civici (ex Collegio dei Gesuiti), e alla creazione di una costituenda fondazione che li possa gestire e rendere fruibili: Salemi, dunque, si appresta a candidarsi seriamente a capitale internazionale del cinema indipendente. Tale evento, però, in questa sede, costituisce un pretesto sì rilevante ma anche introduttivo al fine di approfondire la tematica generale inerente il rapporto tra il cinema e la nostra bella isola, e, più nel dettaglio, la considerazione della Sicilia come un set cinematografico naturale, amato da innumerevoli registi ed attori ed anche descritto e celebrato in pagine immortali da numerosi autori e scrittori.
Esistono mille modi per raccontare la propria terra, tanti e diversi modi per interpretarla, ed allo stesso tempo esistono tanti linguaggi da poter utilizzare per realizzare tale racconto: il cinema , ovvero la settima arte, è uno di questi. Poco sopra ci si è riferiti ai territori dell’isola come ad un vero e proprio set che spontaneamente si offre agli occhi di abitanti e turisti, ambienti caratterizzati da contraddizioni geografiche che vedono l’alternarsi di speroni pietrosi e sconnessi e di piane pacate, a volte silenziose. Tratti antinomici che rievocano, rispecchiandolo perfettamente, il carattere dei suoi abitanti, frutto di una stratificazione sociale fra i diversi popoli, che nel corso dei millenni hanno fatto della Sicilia la loro terra di contesa politica e culturale. L’isola rappresenta tutto un mondo da esplorare e scoprire, anche attraverso un particolare punto di vista, un peculiare criterio di analisi ed approfondimento: il cinema, appunto. Nel corso di quasi un secolo, ci sono stati moltissimi luoghi raccontati dalle pellicole, tante facce e tante persone immortalate per sempre, ritratti geografici inaspettati o scoperte naturalistiche inedite.
Dunque, come in un’ideale e continua inquadratura sulla nostra isola, si potrebbe iniziare prendendo spunto da un lavoro del regista Francesco Rosi, il quale nel 1962 girò nelle province di Palermo e Trapani ( ovvero Montelepre e Castelvetrano, i luoghi dove realmente visse il protagonista della pellicola) uno dei suoi film più famosi Salvatore Giuliano: pellicola che fotografa perfettamente gli ambienti dell’entroterra siciliano delle Madonie: territori aridi, assolati ed aspri. Sempre la provincia palermitana, ed esattamente Cefalù, è stata oggetto di molte inquadrature di un illustre regista siciliano, Giuseppe Tornatore, il quale nel 1988 in quei luoghi girò parte del suo Nuovo cinema Paradiso, che, come tutti ben sappiamo, lo portò sugli altari dell’Oscar, nonché, nel 1967, dell’occhio del maestro Elio Petri che lì diresse A ciascuno il suo, facendo conoscere al mondo intero certi scorci della nostra isola ancora poco conosciuti. Inoltre, in una Partinico fotografata in maniera quasi neorealista, nel 1968, Damiano Damiani girò il suo Il giorno della civetta, sempre da un romanzo di Leonardo Sciascia. Infine, come non ricordare il film Il Gattopardo, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che Luchino Visconti girò nel 1963 e che rese celebri i luoghi di Palermo che ospitarono le riprese: piazza S. Giovanni Decollato e Sant’Elmo, la neoclassica e settecentesca villa di Boscogrande e lo sfarzoso palazzo Ganci, dove fu girata la celeberrima scena del ballo tra i due protagonisti del film, Laura Cardinale e Burt Lancaster.
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Antonio Fragapane
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