Continua il nostro viaggio nei luoghi che in un lontano passato potrebbero aver ospitato la mitica ed ancora introvabile roccaforte di Camico, nobile ed inespugnabile residenza del re dei sicani Cocalo.
Un’ulteriore candidata è la cittadina di Naro, la Fulgentissima di Federico II, nei cui pressi esiste oggi una rocca isolata, sulla cima della quale sono presenti dei ruderi di un’antica roccaforte, conosciuta come Castellaccio, di possibile origine sicana. Il sito presenta, infatti, fondamenta costituite da blocchi monolitici di pietra, direttamente ricavati dalla roccia presente sul luogo, e sorge su un altipiano quadrangolare, probabilmente perimetrato da mura ciclopiche, delle quali, però, oggi rimangono solamente pochi e poveri resti. Ma anche relativamente alla fortificazione del Castellaccio di Naro mancano le determinate particolarità descrittive e le uniche caratteristiche topografiche che furono tipiche della mitica Camico, e che tra poco, per comodità espositiva, si chiariranno.
Considerazioni, invece, molto più argomentabili possono essere fatte relativamente al sito oggi conosciuto come Monte Castello, rupe che dista circa millecinquecento metri ad ovest rispetto al paese di Sant’Angelo Muxaro. E’ lì, infatti, che molti studiosi indicano essere l’esatto sito dove sarebbe stata edificata ed avrebbe prosperato la fortezza sicana. Fu l’archeologo Paolo Orsi che negli anni trenta del ‘900 effettuò i primi studi scientifici sul sito di Muxaro, rinvenendo molteplici oggetti di probabile provenienza sicana che, uniti a quelli precedentemente ritrovati da alcuni abitanti del luogo (come uno splendido anello d’oro di forma ovale recante figure intarsiate), fecero sorgere la chiara convinzione che la perduta Camico fosse stata ritrovata. Ma i rinvenimenti non si fermano qui, infatti, sempre nei pressi di Sant’Angelo Muxaro, sono stati scoperti, in una tomba perfettamente conservata, un secondo anello d’oro ed anche una patera (piatto finemente decorato) anch’essa d’oro, oggi addirittura conservata al British Museum di Londra: tali rilevanti ritrovamenti costituiscono un eccezionale “unicum” per l’intero territorio dell’antica Sicania.
Infine, di recente è stata avanzata un’ulteriore ed affascinante ipotesi, in base alla quale ci sarebbero dei sorprendenti e circostanziati riscontri topografici e geografici che dimostrerebbero l’assunto in base al quale l’ubicazione della mitica Camico possa essere individuata sulla sommità del monte Guastanella, nelle vicinanze del paese di Santa Elisabetta. Tale sito, infatti, oltre a trovarsi sulla linea di passaggio dell’antica “via sicana”, che collegava l’entroterra col mare, è caratterizzato dalla presenza di imponenti ruderi di un’antica fortezza, la cui edificazione, per le particolari caratteristiche tecnico-costruttive rilevate, potrebbe farsi probabilmente risalire al periodo sicano. I riscontri sarebbero infatti da individuare nella verosimiglianza dei luoghi del sito di Guastanella (ampio oltre 1200 mq, distribuiti su quattro livelli altimetrici) con la descrizione che di Camico viene fornita dallo storico Diodoro Siculo nella sua opera “Biblioteca storica”. In queste pagine, infatti, si legge che l’antica Camico fu edificata dall’architetto Dedalo seguendo uno specifico schema costruttivo e chiarendo che l’accesso alla rocca di Camico era costituito da una sola entrata, alla fine di una “salita angusta e tortuosa”, che permetteva, dunque, un passaggio fortemente controllato per entrare ed uscire dalla fortezza, “assolutamente inespugnabile con la violenza, da potersi difendere con tre o quattro uomini”. Per accedere alla fortezza di Guastanella, infatti, occorre percorrere uno stretto sentiero e tale opera, ancor più impressionante se si pensa che potrebbe essere stata realizzata più di tremila anni fa, così come chiarisce Diodoro Siculo, potrebbe costituire l’ingegnoso “artificio” tecnico escogitato da Dedalo per rendere Camico “inespugnabile”. Un’altra coincidenza è rappresentata dal fatto che il sito di Guastanella, similarmente alla descrizione fornitaci da Diodoro, “si trova su di una rupe” ed inoltre nei suoi pressi si hanno esempi di tombe “a tholòs”, sono stati ritrovati frammenti di ceramica “a decorazione impressa”, tutti d’origine sicana, oltre all’esistenza, nelle vicinanze e fino a qualche anno fa, di una fonte d’acqua che si ricorda essere calda.
Le tesi sino ad ora descritte sembrerebbero rappresentare tanti piccoli indizi, che però, considerati all’interno di un opportuno schema dimostrativo unitario e sistematico, potrebbero costituire una supportata argomentazione tale da ridimensionare fortemente la granitica convinzione in base alla quale l’antica Camico debba necessariamente essere individuata nei pressi dell’odierna Sant’Angelo Muxaro, in tal modo contribuendo, chissà, a riscrivere una pagina antichissima, fondamentale ed al contempo affascinante, della storia dell’isola del sole.
Antonio Fragapane
Sicilia ON Press. Tutti i diritti riservati. Testata giornalistica registrata al Tribunale di Agrigento al n. 314 del 10/01/2013. Direttore: Franco Pullara. Società editrice: SE.CO.FORM. S.R.L.
Sito creato da Salvo Vinciguerra Architetto.