Sul “fastisiodissimo” Statuto dei lavoratori ed in particolare su l’art.18, è in atto in questi giorni uno scontro “all’ultimo sangue”.Hanno ragione i difensori delle aziende, quando dicono che questa norma è oggettivamente un freno alle assunzioni di nuovo personale? Hanno ragione i lavoratori quando dicono che l’art.18 è la garanzia del posto di lavoro? Da diversi anni, imprenditori e politici lo vorrebbero eliminare, o almeno limitare.Per loro è una questione non solo di fondamentale importanza, addirittura di vita o di morte. Ci chiediamo: “Siamo gli unici,tra i paesi europei “attaccati” a questo benedetto art.18? “ In Francia il Code du travail -Codice del lavoro- (Regolamenti applicabili al diritto del lavoro che riguardano i lavoratori in contratto di lavoro nel diritto privato) ha stabilito che il licenziamento deve essere basato su fondate e valide ragioni, va comunicato per iscritto e va preceduto da un mese di preavviso. In Spagna il governo è intervenuto con una legge drastica, che ha abbassato i costi del licenziamento per motivi economici o senza giusta causa. La riforma ha facilitato il licenziamento per motivi economici, con pagamento di un indennizzo di 20 giorni per ogni anno di anzianità. In Germania la disciplina sui licenziamenti individuali elaborata dalla riforma del 2005 è applicata alle aziende con almeno 10 dipendenti, e contempla la possibilità di reintegro. Fondamentale è il ruolo di mediazione svolto dal Consiglio di fabbrica, che deve essere informato (obbligo) in caso di richiesta di licenziamento. In Portogallo e in Austria,le norme in materia di lavoro sono particolarmente rigide: a Lisbona reintegrare il lavoratore licenziato ingiustamente è obbligatorio, ma il dipendente può rinunciare e scegliere il pagamento delle mensilità arretrate, o un’indennità che aumenta con l’anzianità di servizio. In Austria, in caso di licenziamento ingiusto, il datore di lavoro è obbligato al reintegro e a pagare un risarcimento.Da noi,c’è un’altra “musica”. La gravissima crisi è stata generata dagli eccessi della finanza, non certo dall’art. 18, che per la classe dei lavoratori non è solo una efficace tutela del posto di lavoro, ma anche una necessaria difesa della propria unica fonte di reddito. Le ipotesi di riforma attualmente all’esame del governo e del Parlamento sono quindi solo delle “pillole antidolorifiche” che non “guariscono”,ma rischiano di fare grandi ingiustizie sociali senza risolvere il problema vero: quello di garantire il lavoro ai lavoratori.
Aldo Mucci
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