LA GESTIONE DEL SISTEMA DI ACCREDITAMENTO E CONVENZIONAMENTO CON LE STRUTTURE SANITARIE PRIVATE MESSO SOTTO ACCUSA DA SOGGETTI PRIVATI CHE SI SONO RIVOLTI ALLA MAGISTRATURA
In Sicilia la sanità non è nuova agli scandali che hanno trascinato via interi governi. Scandalo che pare non risparmiare neanche l’attuale esecutivo regionale guidato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Criteri e procedure nella stipula di contratti di convenzione per l’assegnazione del budget e per la gestione del regime di accreditamento delle strutture private avrebbero alimentato, negli ultimi anni ed in specifici ambiti territoriali, clientele politiche e affari milionari sulla salute dei cittadini siciliani.
Diverse denunce depositate presso gli uffici giudiziari mirano a scovare prassi illegittime in ordine al sistema di contrattazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali da erogare ai soggetti accreditati per conto del Servizio sanitario regionale.
L’accusa mossa da molti operatori del settore è che il budget destinato a scopi sanitari per le strutture mediche venga gestito in modo monopolistico ed illegittimamente da pochi soggetti accreditati.
Nel passato come per il presente la sanità ha fatto le fortune economiche e politiche di intere generazioni di parlamentari ed imprenditori non sempre con metodi legali e legittimi.
Adesso c’è il fondato sospetto che anche l’attuale compagine parlamentare all’Ars abbia espresso, alle ultime elezioni regionali del 28 ottobre 2012, deputati che avrebbero beneficiato di un sistema architettato scientificamente sul territorio per produrre utili e consenso a danno di altri operatori e calpestando norme e regole.
Una sorta di ‘circuito chiuso’ che avrebbe usufruito di coperture – e pare continui ad usufruirne – per gestire una considerevole fetta di finanziamenti. Quel che lascia sbigottiti, qualora dovessero trovare riscontro le indiscrezioni raccolte, è la distrazione del Governo regionale su un tema così delicato per i possibili risvolti clientelari ed affaristici.
Nella Sicilia degli scandali della Formazione professionale e dei forestali quello che si nasconde dietro la contrattazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali, erogate dalle strutture private per conto del Servizio sanitario regionale attraverso l’assegnazione del budget, per numeri e interessi economici, è davvero scandaloso.
Società, sempre le stesse, che hanno fatto man bassa di finanziamenti pubblici per erogare prestazioni specialistiche e che ‘rastrellano’ altre strutture accreditate e in difficoltà economiche per ampliare la presenza sul territorio e incrementare il budget.
Strutture acquistate con strani metodi che porterebbero titolari di laboratori e strutture mediche ambulatoriali a dover ‘svendere’ la propria azienda perché ‘sfortunatamente’ si sarebbero imbattuti in problemi sull’accreditamento o, peggio ancora, sull’attribuzione del budget con il contratto di convenzione.
Una sorta di ‘muro di gomma’ che si sospetta sia stato messo in piedi, attraverso l’emergere, per esempio, di difficoltà con certa burocrazia dell’assessorato regionale alla salute o con taluni uffici di certe Aziende sanitarie provinciali con lo scopo di rendere non più economica la gestione della struttura medica convenzionata.
In tal modo spingendo il titolare a tentare di recuperare quanto meno le spese inizialmente sostenute per adeguare la struttura e la società agli standard richiesti dal Servizio sanitario regionale ai fini dell’ottenimento dell’accreditamento.
Si sospetta, dalle indiscrezioni pervenute in redazione, che un ‘cerchio magico’ abbia messo su un comitato d’affari per realizzare una rete fitta di strutture sanitarie private accreditate e convenzionate per gestire un flusso impressionante di risorse finanziarie e controllare l’orientamento politico di intere comunità.
Attenti osservatori si chiedono: “la sanità convenzionata siciliana è gestita in regime di oligopolio o peggio ancora in monopolio?” Sembrerebbe di si, almeno stante alle indiscrezioni pervenute al giornale.
Indiscrezioni che abbisognano ovviamente di opportuni approfondimenti per meglio comprendere se nel sistema sanitario regionale si annidino pericolosi centri di potere che, in barba alle leggi ed alle regole, sulla salute dei cittadini siciliani fanno le fortune economiche e politiche di pochi.
Come dicevamo – e lo ribadiamo – sulla gestione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali, che le strutture private convenzionate erogano per conto del Servizio sanitario regionale, si sarebbe radicato un sistema clientelare e politico-affaristico.
Un sistema che non risparmierebbe nessuno e che vedrebbe coinvolti politici, amministratori, mogli e parenti. Strutture sanitarie accreditate che cambiano proprietà, assegnazione del budget con criteri poco chiari.
Sono soltanto alcune delle criticità che emergerebbero da un’analisi di alcuni strani fenomeni accaduti negli ultimi mesi nella gestione dell’accreditamento delle strutture specialistiche private, nell’assegnazione del budget – cioè del finanziamento in regime di convenzionamento – e nella compravendita di studi specialistici già accreditati con il coinvolgimento di parlamentari in carica che avrebbero messo le mani nel business della sanità privata.
Eppure il quadro normativo nazionale e regionale è chiaro ed è improntato al principio dell’esercizio della libera scelta del cittadino-utente in un mercato caratterizzato da una sana competizione verso alti standard di qualità delle prestazioni e dei servizi erogati, tra le strutture regolarmente accreditate nel rispetto della vigente normativa.
È davvero strano che in Sicilia, secondo quanto riferitoci dalle citate indiscrezioni, pare si continuino a verificare casi di assegnazione arbitraria del budget per l’erogazione delle prestazioni mediche specialistiche in regime di convenzione.
Va chiarito che, la pacifica giurisprudenza amministrativa formatasi al riguardo (sentenze n.1699/2012 e n.2625/2012 del Tribunale amministrativo regionale di Palermo), condivisa dall’assessorato regionale alla salute con decreto del 6 settembre del 2013, ha riconosciuto il diritto di tutti i soggetti titolari di strutture accreditate di partecipare alla contrattazione del budget messo a disposizione a ciascuna Asp.
La questione che ha alimentato una serie innumerevole di denunce ha a che fare con chi è già titolare di un budget e coloro che, non avendo ottenuto nel passato alcun finanziamento ma essendo regolarmente accreditati, vantano il diritto alla distribuzione del budget.
Soggetti, questi ultimi che, invece, sarebbero rimasti fuori. Si sarebbe perpetrata, quindi, una discriminazione a danno delle aziende che per accreditarsi avrebbero sostenuto un notevole investimento finanziario.
Tale atteggiamento che vede l’assegnazione della quota di finanziamento solamente a chi vanta una sorta di ‘budget consolidato’, peraltro, è ritenuto illegittimo dal recente orientamento giurisprudenziale.
Difatti, il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cga) di Palermo, con sentenza n.326/13, depositata l’11 marzo 2013, ha ritenuto che limitare l’erogazione delle prestazioni sanitarie ai soli titolari di accordi contrattuali in vigore alla data dell’entrata in vigore della legge regionale n.5 del 14 aprile 2009, come previsto dal secondo comma dell’articolo 25 (erogazione di attività da parte di strutture private), è illegittimo.
La decisione assunta dalla magistratura amministrativa fonda le ragioni sulla necessità di rispettare quanto stabilito dall’articolo 3, comma 3, del Trattato dell’Unione europea e dagli articoli 3, 116 e 117 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente al principio della tutela della libera concorrenza.
In sintesi, esiste l’obbligo dell’amministrazione regionale di convocare le strutture accreditate ai fini e del riconoscimento ad effettuare prestazioni per conto del Servizio sanitario regionale e quindi dell’assegnazione del budget.
Taluni soggetti privati, non convinti delle scelte effettuate dall’amministrazione regionale, si sono posti diversi interrogativi.
“Con quali criteri sono state scelte le strutture private sanitarie alla luce della sentenza del Cga n.326/13? E nell’assegnazione del budget in regime di convenzione è stato rispettato il principio comunitario di tutela della libera concorrenza al fine di perseguire una maggiore efficacia efficienza e qualità delle prestazioni sanitarie erogate?
Inoltre, forti dubbi emergerebbero sull’operato dell’amministrazione regionale che, stante alle indiscrezioni, avrebbe agito nell’assegnare i finanziamenti ai privati convenzionati non rispettando il principio di imparzialità e buona andamento.
Farebbe bene il Governo regionale del presidente Crocetta ad avviare la stagione dei controlli presso talune Asp che continuano imperterrite ad adottare determinazioni discriminanti sul territorio che danneggiano la libera concorrenza.
Farebbe bene il Governatore siciliano a fare chiarezza sulle procedure di assegnazione dei budget, di stipula dei contratti di convenzione e di accreditamento delle strutture sanitarie per evitare di essere risucchiato in una serie di scandali che minerebbero definitivamente la già precaria credibilità del suo esecutivo e dei partiti che lo sostengono da due anni.
Basterebbe non continuare a massacrare gli enti formativi con controlli continui e insistenti per cercare il pelo nell’uovo e concentrarsi, invece, sul settore della sanità, storicamente centro di grandi affari e clientele politiche, spesso a danno della salute dei cittadini.
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Titolo: INCHIESTA/Sanità: Budget e contratti di convenzione gestiti da pochi. Scandalo in vista? Governo se ci sei batti un colpo
By vedisotto7 Minuti di lettura
33 commenti
Titolo:Sanità: Budget e contratti di convenzione gestiti da pochi Scandalo in vista? Governo se ci sei batti un colpo http://t.co/X0gC5ZE4RH
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