I primi tre anni della Tenda del Padre Abramo
Fra Giuseppe Maggiore
“Sappiamo tutti che san Francesco d’Assisi, fonda una Fraternità. Lui stesso dice che ogni frate deve essere oltre che fratello di tutti, anche soggetto e servo di ogni umana creatura. Egli stesso inizia ad esserlo all’interno della fraternità, della Chiesa, della città dove annuncia il Vangelo. E’ fratello e servo dei ladroni di Monte Casale, lo è dei musulmani nella persona del sultano, lo è dei lebbrosi e dei poveri. Ama l’uomo, certamente non per filantropia, ma per il salmo “ Beato chi si da pensiero del povero e del misero” e la parola di Gesù “ l’avete fatto a me … non l’avete fatto a me”. In poche parole Francesco si accorge dei poveri e vuole vivere povero tra loro. Cristo stesso sceglie la povertà. Quindi amare i poveri e sceglierli nella nostra vita non è un’opzione ma è necessario è obbligatorio se si sceglie Cristo e se si sceglie di seguire Francesco nel proprio stato. Non possiamo più passare oltre, dall’altra parte della strada. Il francescanesimo così come l’essere cristiani non è semplicemente fare riunioni, stare in chiesa cantando e pregando più o meno bene. Ma è soprattutto stare ai crocicchi delle strade. Il cristiano e il francescano non può fare salotto o stare in luoghi protetti, ma deve stare in strada. Gli ammalati, gli anziani, le persone sole, le famiglie in difficoltà, gli immigrati, il fratello o la sorella che vive un momento difficile, sono loro le persone per cui Cristo è venuto. A noi la parola poveri, lnticchiedi o extracomunitari provoca ciò che provocava ai romani pronunciare “i barbari”. Sconcerto, fastidio e a volte panico. Noi come gli antichi romani tendiamo a costruire muraglie. In questi tre anni la Tenda del padre Abramo ha demolito i muri, a annullato le distanze, ha cercato di entrare nella carne dei poveri condividendo il lavoro, il tempo, le poche entrate economiche. La struttura non appartiene ai frati ma ai poveri stessi.
In questi tre anni, assieme a molti di voi, ho cercato di essere famiglia per chi la famiglia l’ha lasciata in Africa, in Asia o in qualsiasi parte del mondo, abbiamo cercato di stare vicino a tutti coloro che hanno avuto bisogno di un parola di conforto o semplicemente di un sorriso. Non ci siamo messi la coscienza apposto dando la borsa della spesa ma abbiamo dato dignità alla persona e abbiamo cercato la promozione dell’uomo, aiutandolo a migliorarsi e a integrarsi nella nostra società. Abbiamo collaborato con diversi enti, istituzioni e associazioni. Il grazie va al Signore che grazie a voi non ci ha fatto mancare nulla. Grazie all’Ofs che ci collabora in tutto e per tutto e a tutte le attività commerciali che ci sostengono e ci alimentano. Un grazie va ai nostri fratelli immigrati che in questi anni ci hanno mostrato il vero volto di Cristo che chiede di essere accolto da noi in maniera diversa e più vera. Come ho detto sempre questa realtà non è nostra ma è vostra, ma siamo chiamati a fare di più. Non diamo più alimenti anche se servono ma preferiamo che iniziaste a dare voi stessi, il vostro tempo, impegnandovi di più nelle cose del Padre nostro che è nei cieli. Il Signore Dio Unico Benedica tutti noi, i fratelli che oggi vengono ammessi all’ordine francescano secolare, i nostri fratelli immigrati e le loro famiglie.
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