I SICILIANI ANCHE QUEST’ANNO SI APPRESTANO A PAGARE SULLA PROPRIA SALUTE LE SCELTE DELL’ESECUTIVO REGIONALE SULLA SPESA SANITARIA
Quando c’è da tagliare i governi si rifugiano nella sanità siciliana.
L’annuncio dei giorni scorsi della necessità per l’esecutivo regionale di recuperare 150 milioni di euro di spesa sanitaria pubblica e privata per mobilità passiva, dovrebbe portare ad un taglio di centinaia di posti letto.
C’è poi di mezzo il riordino della rete ospedaliera e c’è anche il fiume di denaro che ogni anno si dirige verso il sistema delle aziende private accreditate al sistema sanitario regionale, che operano in regime di convenzionamento e che gestiscono milioni di euro per erogare prestazioni sanitarie specialistiche, spesso e in alcuni casi, con controlli non proprio pungenti e continui come accade in altri settori (come Formazione professionale e forestali).
Il tema è duplice: disincentivare il viaggio della speranza di tanti siciliani verso gli ospedali del Nord Italia per usufruire delle prestazioni specialistiche altamente qualificate, riducendo al minimo la spesa sanitaria per la mobilità passiva. Oppure tagliare, entro il 2016, 400 posti letto e oltre 200 reparti ospedalieri.
Per la verità ci sarebbe una terza ipotesi percorribile.
La spesa sanitaria siciliana costa intorno a 9 miliardi, cifra che ricade per intero e in misura maggiore rispetto alle altre Regioni per via di un patto rivelatosi ‘scellerato’, per le tasche dei siciliani, tra la Regione siciliana e lo Stato.
Nell’accordo tra Stato e Regione del 2007 è stato prescritto che la Regione siciliana, per compensare i maggiori esborsi frutto dell’aumento della quota di compartecipazione per la spesa sanitaria di 5,4 punti, passata da 44,07 a 49,11, avrebbe dovuto incassare una quota delle accise sui consumi di idrocarburi stimata in una percentuale oscillante dal 20 al 50 per cento.
Si presenta questa come una soluzione efficace per il reperimento di buona parte delle risorse necessarie al ripianamento dei debiti che risponderebbe pienamente a quanto previsto dall’art 1, comma 830 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 legge finanziaria dell’anno 2007).
Soluzione concreta che passa dalla riscossione di un tributo a valere sul gettito delle accise sui prodotti petroliferi immessi in consumo nel territorio.
La questione spinosa è stata oggetto nel marzo scorso di una mozione presentata all’Ars dal M5S sulla ‘Individuazione e quantificazione dell’indennizzo dovuto dalla Regione per la spesa sanitaria e relativa retrocessione alla stessa del gettito relativo alle accise sui prodotti petroliferi”.
“La mancata intesa in Conferenza Stato-Regioni come previsto dal comma 831 della legge n.296/2006 – ci dice Tancredi – che ha impedito alla Sicilia di introitare una quota delle accise per compensare il maggiore esborso per la spesa, è costata alla Regione Sicilia 600 milioni di euro per gli anni che vanno dal 2007 al 2012”.
Aspetto che secondo quanto riferito dall’esponente grillino determina l’effetto di una sottrazione di parte del gettito tributario spettante alla Regione in base all’articolo 36 dello statuto ed al decreto del presidente della Repubblica n. 1074 del 1965.
“Con la mozione del marzo scorso – racconta Tancredi – abbiamo inteso perseguire due finalità. Da un lato, rivedere e chiedere il rispetto degli accordi raggiunti e disciplinati dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l’anno 2007), considerato il momento di difficoltà economica della Regione, venuto meno il gettito delle accise di cui al comma 832. Dall’altro, verificare l’effettivo rispetto dell’articolo 1, comma 830 della legge 296/2006, richiedendo ciò che ci spetta quantomeno nella percentuale minima prevista dagli accordi trasfusi nella legge Finanziaria del 2007. Cosa che permetterà di recepire buona parte delle risorse necessarie al ripianamento dei debiti evitando il taglio ulteriore di posti letto e reparti”.
“Di tutto ciò dal 2007 ad oggi non si ha notizia, né tantomeno della mozione indirizzata al presidente Crocetta ed al’assessore all’economia, ed addirittura adesso si parla di tagliare ancora a discapito della salute dei siciliani”.
Nel concludere il grillino aggiunge: “Il 5,4 per cento in più che la Sicilia riversa allo Stato per la compartecipazione alla spesa sanitaria vale circa 470 milioni, mi chiedo allora: perché il Governo decide di tagliare per recuperare 150 milioni di euro dovuti alla mobilità passiva anziché chiedere al Governo Renzi la restituzione della differenza pari a 320 milioni di euro?”
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Sanità, Tancredi (M5S): “Governo non tagli i posti letto e chieda a Renzi restituzione di 320 milioni di euro”
By vedisotto4 Minuti di lettura
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