Dopo anni di “assenza in piazza”, si sono accese le luci sulla biblioteca comunale, come a dire “sono tornata”.
E’ tornata con i suoi “gioielli” ad arricchire piazza Cavour, oggi il punto di partenza di una nuova economia, figlia dell’iniziativa di giovani imprenditori locali nel settore alberghiero e della ristorazione.
Restaurata e non inaugurata, speriamo accada presto, è una sorta di “io ci metto la biblioteca” detto dall’amministrazione ad accrescere l’attrazione della piazza.
Castello e, adesso, la biblioteca ci sono. Per rendere il luogo maggiormente accogliente occorrerebbe sistemare il manto stradale, allocare diversamente i gabinetti pubblici, rendere meno selvaggio il posteggio delle auto. Pochi accorgimenti che incoraggerebbero altri imprenditori ad investire nel vicino Corso o in via Umberto e a consolidare gli investimenti già in atto.
Un fatto è certo, Favara ha “rubato” ad Agrigento il punto d’incontro dei giovani e delle famiglie che vogliono trascorrere una serata fuori casa. “Andiamo a Favara”, mentre non vanno a San Leone o in via Atenea.
Si è bravi solo se si consolida la tendenza, se non è episodio di breve durata. E per non esserlo gli imprenditori dovrebbero dialogare tra di loro, formando una associazione, una regia capace di dare regole generali. Il Comune dovrebbe metterci, dal canto suo, la piena e migliore fruibilità del luogo.
I tempi sono cambiati e con essi le esigenze della gente. Non sono concepibili orari lavorativi diversi dalle necessità dell’utenza. Molti supermercati non hanno il giorno di chiusura, altri sono aperti anche la notte. Non per questo si ricorre al lavoro straordinario, ma alle turnazioni. Dovrebbero la biblioteca e il castello restare aperti il sabato sera quando la piazza è affollata. E, in questo caso, il personale comunale ritornerebbe ad essere una vera risorsa. Nel bilancio comunale a fronte della spesa di circa 15milioni per spese sul personale, corrisponderebbe, realmente, un servizio di significativa importanza per la città e per la sua economia.
Spetta, ad ogni modo, all’amministrazione organizzare la macchina comunale, dopo tre anni di tentativi con scarsi, scarsissimi risultati.
Bisogna girare pagina? Già il barone Mendola con la sua biblioteca e museo, agli inizi del 1900, ha dato ai favaresi l’occasione giusta per girarla e per iniziare il cammino verso una città moderna, sembrerebbe, oggi, riproporla. Gli amministratori e il popolo del tempo non se ne curarono, speriamo adesso in un atteggiamento diverso.
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