Formazione/OIF, Bagnasco: “Scuole professionali salvacondotto educativo e professionale per i ragazzi avviati al lavoro”

ANALISI CRITICA IMPECCABILE QUELLA DEL PRESIDENTE DELLA CEI CHE METTE A NUDO I LIMITI E L’INADEGUATEZZA DEL GOVERNO REGIONALE IN SICILIA
 
“Un’ ulteriore parola vorremmo dirla per le Scuole Cattoliche e per i Centri di Formazione Professionale. Pur riconoscendo che alcuni recenti provvedimenti vanno nella giusta direzione, questi Istituti non godono ancora di un’attenzione tale che faccia giustizia a loro e a tante famiglie.
Sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) sulla Formazione professionale che durante l’intervento all’assemblea nazionale di Confap, tenutasi a Roma presso la sede della Cei via Aurelia, n.468 lo scorso 17 novembre, ha rimarcato il ruolo educativo, professionale e di recupero dei tanti ragazzi avviati al lavoro ed alla società che mal si concilia con la politica che inverte i valori sociali.
“Le scuole cattoliche – commenta il presidente della Cei – che sono scuole pubbliche non private, non sono le scuole dei ricchi, ma di coloro che, di solito tirando il fiato per l’ingiustizia dell’apparato statale e amministrativo, si privano di molto per l’educazione dei figli, il loro vero tesoro; pagano le tasse come tutti, ma senza ricevere dallo Stato ciò che ricevono gli altri”.
“I Centri Professionali, poi, chiarisce il cardinale Bagnasco – sono il salvacondotto educativo e professionale di tanti ragazzi che vengono avviati al lavoro e alla società attraverso dei percorsi specifici. E forse, più ampiamente, vengono riconciliati con la vita”.
Non risparmia una stoccata indirizzata alla politica ed ai politici che ricoprono un ruolo esecutivo a tutti i livelli.
Per il presidente della Cei: “I contributi, oggi stanziati in misura nettamente inferiore agli anni passati e totalmente insufficienti rispetto alle esigenze, arrivano puntualmente in ritardo alle scuole che vivono in perenne affanno per pagare stipendi e strutture”.
Quello che emerge dall’analisi del cardinale Bagnasco è un quadro politico desolante se visto nella realtà della Sicilia.
La riduzione, infatti, dei finanziamenti destinati alle attività formative in obbligo scolastico, come nel caso della Regione Siciliana, appartengono ad un modo di intendere la società che è distante dal mondo cattolico. Le scuole cattoliche sono pubbliche e non private, da sempre operanti sul territorio a sostegno del disagio.
Eppure in Sicilia, il Governo regionale nulla ha fatto fino ad oggi per tutelare questa importante filiera formativa.
Ritardi, si sommano a riduzione delle risorse ed alla mancata rendicontazione dei corsi già ultimati.
Un disimpegno che apre pericolosi scenari che rifiutiamo di pensare. Che fine faranno tutti i minori, dei quartieri degradati e difficili, senza una appropriata educazione e professionalizzazione? È così che si vuol puntare sulla crescita dei giovani? È questa la maniera per garantire parità di accesso a tutti i giovani siciliani, anche a quelli meno fortunati?
La legalità è un valore che appartiene a tutti indistintamente e tutti abbiamo il dovere di difenderlo a qualunque costo.

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