A giudizio degli operatori della Formazione professionale, certe analisi strampalate, pubblicate da certa stampa, non fanno che creare confusione, allontanare le soluzioni dal settore e alimentare quell’odio che non aiuta a rimetterlo in carreggiata.
In effetti non sempre è comprensibile il giudizio negativo che viene espresso sul settore. Non tutto necessariamente deve buttarsi, qualcosa, vogliamo pensarlo, si può e si deve salvare.
Il suo rilievo costituzionale e il dovere per la Regione siciliana di erogarlo danno alla Formazione professionale quella dimensione pubblica che spesso viene dimenticata sia dalle istituzioni che da certi soggetti privati che pensano di poter utilizzare le risorse pubbliche a proprio piacimento, come da certa informazione. Il sottile confine tra legalità e malaffare nella gestione dei fondi pubblici – presente indifferentemente dove circola il denaro – non può giustificare la condanna del sistema formativo regionale alla chiusura. C’è poi chi sostiene che uno similare dovrebbe essere affidato ad imprese vicine al mondo imprenditoriale.
Chi fa impresa ha altra ‘mission’. Chi fa impresa deve dimostrare di saperlo fare producendo ricchezza e occupazione. Educare e formare per il lavoro spetta all’impresa sociale. Per usare le parole del Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: “Le Scuole professionali pubbliche sono il salvacondotto educativo e professionale per i ragazzi avviati al lavoro”.
Certe strombazzamenti linguistici, soliti e oramai démodé, non incidono più e se ne potrebbe fare a meno.
Pensare, come scrive qualcuno ‘fuori binario’, che la rete delle imprese in Sicilia abbandoni il ruolo strategico di propulsore e sostegno alle aziende che generano Pil per interessarsi ai corsi di formazione professionale, è quanto di più sbagliato. Le imprese si sforzino di produrre ed i soggetti privati, in possesso delle credenziali necessarie per fare impresa sociale, si sforzino di erogare nel rispetto di regole e controlli ferrei, come enti strumentali della Regione siciliana, la Formazione professionale a tutto tondo.
Al contrario, pensare ad un nuovo scenario della Formazione professionale dove non si capisce chi fa cosa, sarebbe la sconfitta di tutti. Le cancrene, però, sono difficili dall’essere debellate.
Purtroppo, da qualche tempo continuiamo ad assistere al solito film. Come nelle migliori tradizioni siciliane, ciò che appare chiaro e trasparente, presto si scopre grigio, complicato, confuso perché nella nebbia dell’inciucio si costruiscono – da sempre – le fortune di politici e clientele. Ed allora tutto si complica ed entra in scena il gioco delle parti che serve proprio ad alimentare quell’atteggiamento del decidere di non decidere che crea spazi enormi in favore di coloro che hanno interesse ad intrufolarsi per gestire potere, denaro e consenso elettorale.
‘A ciascuno il suo’ come per parafrasare il romanzo degli anni 60 di Leonardo Sciascia, divenuto film diretto da Elio Petri nel 1967, spaccato esemplare della politica siciliana e degli intrighi dell’epoca e che non sono diversi dal contesto politico attuale.
Una stucchevole rappresentazione di come tutti si scoprono un ruolo come spettatori inerti, come vittime o come autori dei fatti, in un contesto di totale omertà per non mettersi nei guai. Da allora nell’atteggiamento non sembra essere cambiato molto, gli attori del sistema si coprono a vicenda per rafforzare quel potere necessario a continuare a gestire risorse e in certi casi anche clientele.
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Basta chiacchiere: Formazione non per tutti…. ‘A ciascuno il suo’
By vedisotto3 Minuti di lettura
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