Blacklist di che? La notizia di stamattina che riporta l’elenco degli enti revocati, è fatto risaputo.
Pur di apparire in prima pagina l’assessore regionale alla Formazione professionale, Mariella Lo Bello, ha solo dato un nome a questa lista, chiamandola: blacklist o lista nera. Linguaggio e contenuti che fanno pensare al precedente assessore, Nelli Scilabra, Stessi temi, stessi contenuti, stessa smania di presenziare nei canali dell’informazione.
I lavoratori dagli enti non si separano con la blacklist, come sostiene l’assessore Lo Bello, ma con interventi mirati e concreti. Si presenti in Aula all’Ars con una norma che trasferisce tutti i lavoratori del settore nell’Agenzia unica del personale. Questa è una maniera per sganciare definitivamente il personale dagli enti formativi. Le parole non servono e non serve sbandiera risultati che altri hanno ottenuto.
Dove sta la novità? Si tratta per la maggior parte di enti destinatari del provvedimento di revoca dell’accreditamento a conclusione di un iter lungo contraddistinto da una fase di contenzioso, che non per tutti è finito. Non si capisce perché taluni enti sono presenti in quaesta lista nera con il contenzioso in corso con l’amministrazione? Come leggere questo? Mero errore materiale, errore voluto o messaggio subliminale?
Diciamo le cose come stanno.
In alcuni casi l’amministrazione regionale si è ritrovata a dover revocare l’accreditamento a taluni enti per effetto di provvedimento dell’autorità giudiziaria. Controlli che avrebbe dovuto effettuare l’assessorato e gli uffici periferici del dipartimento Lavoro e che non sempre hanno inciso. Come nel caso dell’inchiesta ‘Corsi d’oro’ che ha portato a scoperchiare un presunto comitato d’affari intorno ad alcuni esponenti del Partito Democratico. Partito che l’assessorato alla Formazione professionale lo ha gestito e continua a gestirlo sin dal precedente governo dell’allora presidente Raffaele Lombardo. Non va dimenticato che l’ultimo ente in ordine di tempo revocato è l’Ecap di Palermo, che si dice essere vicino agli ambienti della sinistra e del Pd in particolare. Lo stesso assessore Lo Bello, che non perde l’occasione di conquistare spazio nel mondo dell’informazione, è un chiaro esempio di come vi sia continuità politica nella gestione della Formazione professionale in Sicilia.
La lista nera, tanto decantata dall’assessore Lo Bello è frutto di un lavoro fatto anche da altri. Fa specie apprendere che l’assessore Lo Bello insista nel rimbalzare la responsabilità per le mancate rendicontazioni agli enti formativi. Quello delle rendicontazioni è il più oscuro business che il sistema formativo regionale ha partorito e la politica di tutte le stagioni tollerato. Chissà perché.
Le dichiarazioni dell’assessore Lo Bello lasciano trasecoli. I collegamenti tra enti, in una sorta di scatola cinese, sono stati scoperchiati dalla magistratura dopo anni di preziosissimo lavoro. Chi aveva il compito di vigilare cosa ha fatto?
Qualcuno parla nei corridoio dell’assessorato pensando di rivelare chissà quale scoop sensazionali. Da tempo si conoscono questi ed altri nomi di enti formativi finiti nella rete della magistratura. La lista degli enti ‘revocati’ sarebbe la fotografia di un sistema costellato da pratiche irregolari, false fatturazioni, fatture gonfiate, affitti d’oro che inchiodano molti gestori alle responsabilità di fronte alla legge. Non va dimenticato però che il sistema è stato alimentato dall’affarismo politico e dal clientelismo elettorale che ha fatto le fortune politiche di molti parlamentari nel tempo.
Fa specie continuare a leggere sempre di affermazioni che mirano ad attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica su temi sensibili come la legalità e la trasparenza (quella vera?) e tenere a ‘bagnomaria’ le criticità del settore, come i ritardi di almeno 18 mesi in media nel pagamento delle retribuzioni.
L’assessore Lo Bello dica cosa intende fare con il credito vantato dai lavoratori nei confronti degli enti formativi e dell’amministrazione regionale. Non si nasconda dietro un dito e chiarisca se le risorse sono sufficienti per onorare quanto maturato dagli operatori della Formazione professionale negli ultimi due anni di lavoro.
E poi, le cosa vanno dette per quelle che sono. Perché creare allarmismi inutili che amplificano il clima di odio presente nel settore?
È stato reso pubblico l’elenco degli enti sbattuti fuori dalla corsa per l’Avviso 20, secondo le intenzioni dell’assessorato. Ecap Palermo, Ciapi, Ial Sicilia, l’Ecap di Agrigento, l’Efal di Messina, EmcQuadro, Enaip Asaform, Cufti, Aram, Lumen, Enaip di Messina, Enaip di Ragusa, Enfap Sicilia, Esfo-Ctrs, Eureka società cooperativa, Federcomed di Agrigento, Issvir, Anfes, Anfe Catania, Ieraps, Ancol Sicilia, Aiprig e Informhouse.
Siamo sicuri che tra gli enti in elenco non ve ne siano, invece, taluni che hanno avviato un contenzioso per dimostrare di avere le carte in regola?
Non potrebbe darsi che taluno ente formativo si ritrova sbattuto in prima pagina in una lista per presunti errori commessi dagli uffici dell’amministrazione regionale?
Non si capisce come mai la Lo Bello, che ama definirsi assessore-sindacalista, non pone al centro dell’agenda politica il lavoro ed i lavoratori, le tutele e le garanzie dei diritti acquisiti e disciplinati dal Contratto collettivo di lavoro e bruci ore preziose per comunicare i risultati brillanti della magistratura.
Per carità abbiamo anche assistito a revoche per effetto di attività ispettiva dell’amministrazione regionale, ma brillare di luce non propria, non interessa nessuno.
Ancora una volta siamo di fronte ad una informazione che contribuisce ad alimentare confusione e accanimento sociale.
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Lista nera degli enti revocati: simbolo di una formazione soffocata dalla clientela politica
By vedisotto5 Minuti di lettura
20 commenti
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Si vuol difendere l’indifendibile tutto quello che è sotto gli occhi di tutti..enti privati che gestiscono personale e milioni di euro…accusando gli altri del proprio fallimento,,regione, lavoratori, e sindacati.
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L’assessore, i dirigenti ed i funzionari responsabili del procedimento sono informati e conoscono perfettamente lo stato delle pratiche. Nonostante tutto, anche in presenza di palesi “sviste” (abusi d’ufficio), hanno preferito tirare dritto. Per loro l’importante non è il motivo, quanto piuttosto il numero degli enti colpiti dai provvedimenti di revoca. Ma di questo si occuperà la giustizia… quella vera!
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